Elemosina parole nella notte
perché
se contrai gli spazi fra di noi
e tendi i muscoli
a uno a uno
dell’appartenenza
questo silenzio
è comunque
una lunghissima pausa.
***
Eleonora bruciava
la sua ansia
spegnendo sigarette sulle braccia
aveva macchie di sonno
allungate sui fogli e
ritmi circadiani
di pianto, sul volto.
Arrivò in ambulatorio
i miei occhi alle sue braccia
alle abluzioni di fuoco
e con le mani al grembo
ci chiese Paracetamolo.
Il nostro sguardo unipolare
esitò in ambulatorio:
Eleonora
chiedeva solo
Paracetamolo
blando antidolore
per il suo ciclo mestruale.
Scoprimmo allora a Psichiatria
nell’area 51 dell’ospedale
che la vita filtra ancora
dallo stelo delle grate:
lei aveva occhi
e sofferenza di femmina ancestrale.
Rimanemmo noi, con le mani in lattice
e la diagnosi maniacale,
nel giardino dei fiori tristi
che per concepire
non era necessario rinsavire.
***
Nel buio
ho riconosciuto
la linea dei tuoi tendini
ho visto l’ombra girare
sul meridiano della mano
e allora ho dimenticato
e ricordato il tuo segreto
noi,che eravamo il nucleo della notte
quelli facili da additare
la partita persa contro
quelli della vita normale
noi,con la notte che per metà ci attraversa
lasciando ancora margine alla scelta
fra assoluzione ed errore
fra vanità o incertezza.
***
Quando ridi
e dall’altro capo della stanza
ti distogli dagli occhiali
la calma
dai soffitti
si posa su ogni cosa.
Ti direi
anche la quiete
è figlia dell’onda
e invece
niente ha vinto contro te
nemmeno la timidezza così lieve
che ti mancava in tutti gli angoli
o gli sguardi che per sottrazione,volevo
aggiungessero qualcosa.
***
All’uscita dell’hotel
mi hai detto:
“cerchiamo la luce”
io invece rimanevo all’ombra
e sotto gli alberi
contavo quante volte
il buio
era rifratto dalle foglie.
***
Il pianto dimenticato all’angolo
lo rovesciammo
col cesto della frutta
spargerlo sul pavimento
fu una benedizione.
Malgrado tutto
da questa all’altra parte
del mio corpo
sono ancora mio padre
e mia madre.
***
La magia della tua notte
è finita
le cinque
sono tornate irrimediabilmente
le cinque di mattina
la luce ci stupì
dalle finestre separate
l’attitudine all’ errore
sembrò svanire.
Nota biografica:
Giulio Di Dio, classe 1992, vive diviso fra Niscemi e Catania dove studia Medicina e Chirurgia.
Nel 2015 è tra i finalisti del premio Violana Landi.
Ha fondato insieme ad altri il Centro di Poesia Contemporanea di Catania.

