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Stefano Calafiore

Il mese di maggio

Basso, ansimante,
esausto
attraverso il vetro,
quello trasparente sporco.
Alza la testa
vede la terra imbruna
quasi fosse altrove.

Bendato l’inverno

Tutto tace dentro il cortile,
per strada non gira una voce.
Bendato l’inverno
accudisce le nebbie straniere
che si abbassano veloci.
Riprende gli spazi
fino all’arrivo del nuovo gelo.

Osservare

Ho schivato
quel tuo moto d’istinto

quasi violento

non ho reagito
e sono tornato
al mio daffare

osservare.

Commedia

Spegnersi,
calmare i cavalli
poi lei verrà,
vedrai.

Lei verrà
senza temere gli errori della notte.

So che non mi ha vista,
che mi lascerà.
Si stancherà
del buio.

Solitudine

Ora non torno a casa. Resto
a guardare le stelle fra le onde di un mare che non vedo.
In solitudine
intraprendo un viaggio d’amore percosso,
dissolto.

Libecciata
Giovanni Fattori

Qui la natura nobile
rivendica la luce,
presenta e piega in un gesto gentile
alberi pennellati e solitari.

Rabatana
’A Ravatène

ad Albino Pierro

La Rabatana, l’ho vista
stretta e solitaria.
I suoi vicoli,
umidi e abbandonati,
preferiscono il sole di maggio
tiepido.
Cantano la terra infranta
e nascosta
nei versi di chi l’ha sempre difesa.

2 pensieri su “Stefano Calafiore

  1. “intraprendo un viaggio d’amore percosso, / dissolto”. Bellissima quest’immagine dell’amore, che non è l’emozione, non si misura sul grado di emozione avvertita, ma punta alto lo sguardo a ciò che si compie, il viaggio verso l’ignoto, il mare che non vedo, la solitudine, il non ritorno, solo la partenza e le stelle a confermare la natura del desiderio. La dedica a Albino Pierro, dice la grandezza della poesia del Sud, le sue pietre come la sua lingua, quando è grande, e eterea, invece, in Lorenzo Calogero.

    1. Grazie Vincenzo per lo sguardo attento verso le mie poesie e ringrazio in modo particolare il suo riferimento a Lorenzo Calogero.

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