Alba Donati

Una tensione etica e civile che si affida a un uso dispiegato e, a tratti, euforico della lingua e del verso non estraneo tanto alle più cristalline e stentoree testimonianze liriche di Ferlinghetti e Ginsberg quanto alla dolorosa, ma indomita pensosità di Pasolini; una tenerezza di affetti familiari e di fiducia nel lascito intellettuale e umano di letterati della grandezza di Garboli, Pampaloni, Bigongiari, Baldacci, Siciliano e altri, rievocati e rimpianti in versi di composta e non retorica commozione; una paesaggistica, geografica, cronachistica concretezza di ambientazioni e immagini (soprattutto il trasognato borgo lucchese appenninico di Luciginana) che dà forza a un dettato lirico desideroso di affratellarsi ai lettori, più che di ammaliarli: nella nuova raccolta di poesie, Idillio con cagnolino (Fazi editore, pp. 90, euro 15,00), la toscana Alba Donati conferma l’originalità del proprio cammino espressivo, testimoniata nei precedenti libri La repubblica contadina (1997) e Non in mio nome (2004). Un cammino espressivo estraneo a qualsiasi traccia post-simbolistica, anzitutto: nelle poesie di Idillio con cagnolino, come in quelle delle altre raccolte, le metafore e le suggestioni di linguaggio e metrica hanno poco rilievo; il tema di fondo, in Alba Donati, non è il mistero in senso metafisico, quello che montalianamente avvolge l’apparire delle cose e che si avvale di uno stile allusivo e talvolta oscuro, dando voce al desolato e disperato distacco tra io e mondo, ma il mistero in senso religioso, quello dostoevskijanamente riferito all’inspiegabile esistenza del male, che dà voce al tormento del cercare innocenza raramente trovandola, negli altri come in se stessi. Un mistero che, tanto nell’implicita e assordante domanda che da sempre lo accompagna – unde malum? –, quanto nell’unica e antillettualistica risposta che, dopo il Golgota, ne deriva – la fraternità –, urge di essere comunicato, ancor più che espresso; e comunicato – così riesce a fare la Donati – con la nettezza dello spezzare del pane. Un tema di fondo che, con inesausta vitalità interiore, viene continuamente, in quello che dovrebbe essere il suo inevitabile esito – l’angoscia –, oltrepassato dalla Donati grazie alla stupenda celebrazione di una quotidiana gioia di vivere: come, ad esempio, in due struggenti liriche in cui la poetessa si rivolge alla figlioletta: «Contro il capitalismo» («Siamo ricchi: abbiamo un pesce rosso / un cucciolo di cane e tanti libri»…) e «Meridiani» («La sera ti guardo dormire: / la bellezza degli occhi meridiani / adesso chiusi e la bocca-parola / che respira lentamente»…). Ma l’angoscia viene superata, ancor più fortemente, tramite un’istanza di giustizia che ha la pura, perentoria grazia di una dichiarazione d’amore: così, in particolare, nello straziante e intensissimo poemetto «Pianto sulla distruzione di Beslan» (…«Sui tubi azzurri del riscaldamento, / le impronte rosse delle mani / è ciò che resta di Soslan Tighiev: / 14 anni, fucilato e buttato dalla finestra / dell’aula di scienze»…). Un libro, dunque, ricco di emozioni vere, idee forti e argomenti ben definiti, «Idillio con cagnolino»; e non privo di ironia, a partire dall’insolito titolo, intelligentemente e pudicamente depistante rispetto alla drammatica materia umana che maggiormente lo anima nel segno della volontà di credere nelle cose che non hanno un prezzo, e che danno un senso alla vita.

Emilio Zucchi

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