Sofia Galli sta cercando la voce che in lei meglio stia al livello della grande fame, della grande smania, della grande luce che investe il suo sangue. La sta trovando, con libertà e determinazione. Sa che deve combattere contro il demone della volontà che spesso inficia le doti artistiche, ma ora un più affranto abbandono, un più lucente dono, una più viva povertà abitano i suoi versi. E li stanno facendo bellissimi.
Davide Rondoni
Lacrima o pioggia
Dove si posa il tuo essere, dove
finisce il tuo passo, dove
non so, come la battigia
di una costa frastagliata
che rimane morbida
come la lanugine del tuo busto.
Dove si fondi il tuo essere non so,
ma vi scorgo viscere vive,
d’acqua straripanti.
Ti bagna il volto una scia:
lacrima o pioggia,
Non so.
Si posa sul litorale del tuo zigomo
a strapiombo.
E colano altre sorelle sue sul collo
di un cigno di Praga,
e fanno un fiume di sé
che s’argina solo in sonno.
L’emissario hanno nell’ultima costola
da cui fosti fatta e il messaggio
si apre secolare: pregami,
ma fallo in un ballo e del peccato fai
virtù,
lacrima o pioggia.
Pietra d’inciampo
Ho fretta di arrivare in un luogo
di cui non c’è traccia.
La sua orma è abbozzata,
ma ho urgenza di giungere,
dove?
La fodera è vuota
come il grembo, non domani,
non più.
Oggi mi riempie l’ipotesi.
La mia pietra d’inciampo
è la vita. Mi ricorda che sono
un mattone gettato
per le fondamenta
di un mio possibile futuro.
Oltre il recinto
Consigliera fraudolenta di me
a cui racconto il falso,
mi riempio di altri, soldati dall’elmo
di plastica nera. Brucia,
coi fumi che riempiono i polmoni
del cavallo dissennato,
al galoppo nella cella: io.
In una corsa convulsa non arrivo,
mi mento sulla meta.
Scelgo l’eterno vagare,
cosicché sempre sfavilli
la supposizione d’una futura pace,
rigettata eternamente
oltre il recinto dei puledri.
Disgelo
Dischiusa dinanzi ai ghiacciai
mi infiammo in fuoco vivo
e sciolgo i bordi ora smussati
che rientrano nel mare.
Uno, in fondo al gelo, urla
il suo nome che è Uomo;
io lo amo, forse. Ora
sbuca dal freddo e al mio rogo
si scalda, bivaccando del viso
che gli offro e della mano
allungata verso la punta della vampa.
Non c’è margine netto:
l’umanità è il segreto.
L’abisso è fatto di luce
Fino alla fine del bordo mi muovo
a passo svelto e al baratro accosto
dove finisce il mondo che conosco
e ne inizia un altro che conoscerò
un giorno, non oggi, ma figlio
della stessa alba, che rosseggia
la guancia di Dio, ci sei?
Non si sente che il nulla:
strepita, silenziosa la slavina
oltre l’ultimo passo.
L’abisso è fatto di luce.
Può interessarti anche:






Leggi anche
- 6 ore fa
- 2 settimane fa