Ne “Il suono per obbedienza” di Rita Pacilio (Marco Saya Edizioni, 2015), la poesia cerca di uscire dall’isolamento della contemporaneità, per riflettersi in altro, in uno specchio, che in questo caso è la musica. Accrescere la propria arte è questo: noi siamo così, il passaggio tra le due sfere,/ sperimentazione/ e obbedienza. Siamo doppi, / simultanei.
Non ci può essere collaborazione senza confronto e viceversa e così, in questa silloge poemusicale dedicata al maestro Claudio Fasoli, che risente delle note e dei tempi del jazz, di cui l’autrice è esperta, il suono e il senso del movimento seguono il filo delle pagine : la musica vive per strada da novizia/ madre scende dal palco imbambolata/ mentre l’attore continua a librare/ virgole girate, crome e punti all’insù.
Ma non è proprio il movimento il senso dell’umanità? Non è il divenire, questo continuo fare i conti con la mobilità, come un fuoco, il punto di partenza e di arrivo per l’uomo?
Ognuno ha il proprio infinito. Un concetto matematico afferma che le rette parallele si incontrano all’infinito e cioè nel punto infinito, non fatto di materia. Per l’autrice il punto infinito deve essere qualcosa che somiglia a questo: musica che diventa verso e verso che diventa musica. Due rette che sono apparentemente parallele, che hanno trovato il loro infinito. L’obbedienza cui fa riferimento il titolo, oltre a necessità di ascoltarsi, bisogno a cui non si può non dare peso e al quale si obbedisce appunto, è senso di riconoscenza. Se il rapsodo è il “cucitore di canti”, ciò che l’autrice tenta di cucire è una via, un veicolo speciale e bellissimo di interpretazione della realtà e così convivere in due mondi ci apre/alla presenza del suono: l’unico/ canale che permane, predispone e ci lascia andare.
“Il suono per obbedienza” – Marco Saya Edizioni, 2015
Poesie sul jazz di Rita Pacilio dedicate a Claudio Fasoli
LA VOCE È UNA PIETRA NERA
Billie dormiva anche di giorno
l’alcool lascia segni sulle gote
nel baffo tirato senza grazia
– la riluttanza della fede fallace –
si sdraiava con il corpo senza-corpo
nella stanza infantile dell’allodola
a otto anni sul pavimento del night
ingoiava i suoni e le interferenze
si trattenevano i singhiozzi nella voce
alta e nera di seppia. L’eleganza possibile
pettinava le particelle scure della storia
per abbassarle nella parola intima
basta questo per possedere la vita
ripetuta nella continuazione del chorus
laborioso, improvvisato, meditato piano
quando il sole dilata il centro e il suo chiodo.
BILLIE HOLIDAY, detta Lady Day (1915 – 1959), è stata una cantante statunitense
fra le più grandi di tutti i tempi nei generi Jazz e Blues. Infanzia
travagliata e dolorosa, a soli quindici anni, iniziò la sua carriera di cantante
nei club di Harlem. Il suo stile è connotato da una vena sofisticata e da un
timbro espressivo discorsivo, quasi recitativo, flemmatico. Unica nella sua
interpretazione melodica del chorus è considerata la regina
dell’improvvisazione.
QUANDO LEI SE NE VA
I suoi anni sono coperti da orecchie scure
spalancate come balconi nell’aria
uccelli che si innervano senza disturbare
il terreno sotto il tempo interiore, lento
con gli occhi chiusi e il respiro profondo
incontrare la voce nella voce in un unico
giuramento, lasciare dietro di sé le macchie
di grida immortali e i suoni dei volti noti
costruire ponti che coprono il mondo
con una traccia melodica da intenditore:
è così che si ama una donna, con la potenza
che tira fuori da sé la densità del blu
l’altezza del lyricon che si prolunga
sullo strapiombo del rigo, un corpo
nel corpo sollevato nel vuoto per una
costola. Lei l’unica voragine meridiana.
WAYNE SHORTER (1933) si è formato alla scuola di Coltrane, raggiungendo
nel tempo una sua cifra originale anche grazie all’influenza di Miles Davis
e al’aggiunta del sax soprano al sax tenore così come era accaduto a Coltrane.
Il suo lirismo nostalgico innerva costantemente una musica che,
sull’esempio della produzione davisiana, persegue l’unione di bellezza e modernità.
ANNI DESOLATI
Sono anni desolati i tempi dei poeti
fermati a fissare rive addormentate
richiamo delle onde del prossimo
amore, acque partorite
sulla fronte che asciuga queste
tre giornate di vento e di frescura.
Sono anni e notti di jazz viandante
(ignari di tutto come appena nati)
solitarie origini che fanno pensare
alle isole, ai promontori. Aspettano
la luce magnifica e il fiore vibrato
messo nel taschino, da solo, cieco.
Cresce così il canto e la lacrima
quando all’inizio abbiamo il dubbio
gentile burrasca del ‘qui c’è il rigo’
accanto alla tromba si parla, si frana.
MILES DAVIS: « Vedete, io ho vissuto per molto tempo nell’oscurità perché
mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di
aggiungerci qualcosa di mio… Credo che sia stato con Miles Davis, nel 1955, che
ho cominciato a rendermi conto che avrei potuto fare qualcosa di più. » (John
Coltraine). Nato ad Alton, Santa Monica il 26 maggio 1926 vi morì il 28 settembre
- È stato un compositore e trombettista statunitense molto innovativo e
originale. La sua musica è stata geniale grazie alla varietà espressiva con cui ha
dato inizio a un vero e proprio stile musicale che gli ha permesso di essere considerato
una figura chiave del jazz e della musica popolare del XX secolo in generale.
Le sue sonorità sono inconfondibilmente languide e melodiche.
Rita Pacilio è poeta, scrittrice, collaboratore editoriale, Sociologo e Mediatore familiare, nata a Benevento nel 1963. Si occupa di poesia, di critica letteraria, di metateatro e di vocal jazz. È vincitrice del Primo Premio Poesia Edita della XXVII edizione del Premio Laurentum con l’opera “Gli imperfetti sono gente bizzarra” – La Vita Felice, 2012. Sua recente pubblicazione è: “Quel grido raggrumato” – La Vita Felice, 2014, Primo Premio Poesia Edita ‘Tra Secchia e Panaro 2014’ – Primo Premio Poesia Edita Premio Letterario Nazionale ‘Città di Mesagne’ XII ED. con cui conclude il discorso sulla denuncia dei corpi emarginati e violati, iniziato con il libro in prosa poetica ‘Non camminare scalzo’ (Edilet Edilazio Letteraria 2011) risultato vincitore del Primo Premio Sezione Narrativa Edita Premio ‘Terzo Millennio 2012’. ‘La principessa con i baffi’ è la sua fiaba per bambini edita 2015 per Scuderi Edizioni.
Melania Panìco

