Fred Bodsworth, L'ultimo dei chiurli, Adelphi 2025
di Eva di Palma
Una lettura inaspettata, un libro inclassificabile, da leggere senza “posare le zampe a terra”, seguendo il volo nostalgico e incallito di questo ultimo chiurlo eschimese.
Un libro ben scritto, con descrizioni nutrite di particolari ornitologici e naturalistici, ma non tali da appesantirne il lessico.
Un libro ben scritto perché nella sua ricchezza di particolari riesce ad avere coloriture inedite, insinuando nel lettore il dubbio che la brama che muove questo ultimo solitario chiurlo alla ricerca di un suo simile possa somigliare a qualche sentimento vagamente umano. Ma tutto quel che il chiurlo fa o sente è frutto di leggi istintuali tutt’altro che ragionate, bisogni che si percepiscono ma non si comprendono, comportamenti che si conoscono senza che nessuno li abbia insegnati.
Eppure, in mezzo a scelte e movimenti involontari, automatici, troppo rapidi per un controllo consapevole affiora una flebile speranza a metà tra la reazione istintiva e una larvale forma di ragionamento. Questa informe vaghezza, dal sentore poetico, è sufficiente per immaginarci vicini a questo animale incapace di provare paura e storicamente troppo mansueto – nonostante una forza fisica e una tenacia rare – per resistere all’insensata spietatezza umana, ben peggiore di quella naturale, proprio perché capace di una totale irragionevolezza.
Ps: in un passaggio fondamentale, l’arrivo della femmina – un arrivo banale e sottotono, dopo un’attesa durata una vita – mi sono ricordata del racconto di un amico sul momento in cui una sua amica aveva riconosciuto nell’uomo insieme al quale stava cucinando il “chiurlo” che aveva aspettato a lungo. Proprio come nel caso dell’uccello eschimese si era trattato di un riconoscimento fatto di posture e atteggiamenti (“fu la combinazione fra voce, postura e movimenti dell'altro uccello, non il suo aspetto, a segnalargli all'istante che era arrivata la sua compagna”). Peraltro anche in quel caso il riconoscersi nei gesti aveva a che fare pressappoco con una “galanteria alimentare”.
Una vicinanza col chiurlo sempre più inaspettata.
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