Alberto Guerrero – From the deep / Void – Ariete, arte contemporanea
di Martina Capezzuto
Dal 22 novembre al 15 dicembre 2025 la galleria Ariete Arte Contemporanea di Bologna propone la prima personale italiana di Alberto Guerrero, riunendo le serie From the Deep e Void. È un’occasione preziosa per avvicinarsi al lavoro di un artista che, dopo oltre vent’anni di ricerca, ha trovato nell’astrazione il luogo più autentico in cui interrogare presenza e assenza, luce e oscurità, materia e trascendenza.
Nato a Barcellona nel 1975, Guerrero si forma come storico dell’arte e restauratore per poi scegliere di dedicarsi pienamente alla creazione artistica. Attraverso l’astrazione scopre un linguaggio più libero, capace di trasformare l’opera da semplice rappresentazione del reale a presenza autonoma, un luogo in cui emozioni e sensazioni prendono forma con naturale spontaneità.
Le due serie presentate alla galleria bolognese – da sempre attenta al dialogo tra artisti consolidati e nuove ricerche – affrontano, attraverso tecniche diverse, dimensioni opposte ma complementari dell’esperienza umana.
From the Deep evoca una presenza misteriosa capace di dare significato alla realtà. Questa presenza affiora come una luce che risale dal profondo di un blu sereno e vibrante, delineando i contorni di un’immensità altrimenti senza riferimenti. La luce, solo intravista, diventa promessa di senso, lasciandoci nell’attesa che emerga attraverso i velati strati di colore. Non compaiono forme né contorni: la pittura costruisce una soglia. È proprio l’assenza di figura a generare la percezione che qualcosa stia risalendo dal profondo come un richiamo silenzioso, mai del tutto afferrabile. Le velature sottili trattengono e restituiscono bagliori, trasformando il vuoto in uno spazio di ascolto. Il blu diventa la materia di una profondità che non si mostra ma si lascia intuire; la luce, discreta e diffusa, suggerisce che qualcosa esiste oltre il visibile. Rispetto alle serie precedenti, lo sguardo si estende verso i lati dell’opera, dove la pittura apre un inatteso varco laterale nella superficie.
Di segno opposto è Void che indaga il rapporto tra pieno e vuoto incidendolo direttamente nella materia. Su un fondo nero compatto Guerrero applica foglia d’oro, poi la erode: ciò che sembra assenza è in realtà il riaffiorare della superficie originaria. L’oro, luminoso e quasi sacro, incarna la pienezza; il nero, che emerge attraverso l’azione di consumo, diventa il luogo della mancanza. Eppure, questa mancanza è presenza concreta, fisica, perché coincide con la sostanza stessa della pittura che resiste sotto il metallo. Il contrasto tra brillantezza e opacità genera un dialogo serrato tra ciò che si offre e ciò che si sottrae, come una ferita che rivela strati più profondi di significato.
In entrambe le serie Guerrero lavora per stratificazione, come se ogni opera fosse la sedimentazione di eventi invisibili. «La tela ti dice anche dove dipingere», afferma l’artista, sottolineando la natura dialogica di un processo sospeso tra controllo e ascolto.
From the Deep e Void si offrono così come un dittico sullo spirito umano: da un lato il desiderio di una presenza che ci trascenda, dall’altro la vertigine dell’assenza. Due poli che Guerrero affronta con una pittura insieme rigorosa e lirica, attraversata da una luce che non smette di interrogare chi guarda — e che, nelle sue superfici silenziose, continua a porci domande più che a offrire risposte.
Foto di copertina tratta dal sito della Galleria Ariete di Bologna
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