Inediti
Così lontano, così vicino
annidarsi quell’assillo
ripetermi a memoria i detti dei saggi
seguirne le dottrine
provenire da un’altra solitudine
come alieno triste
con una coscienza da genio
nel rigore dell’anima
e l’incomprensione dei propositi
vacillare quella saldezza
sentirmi a casa nei pianeti
Spingere la porta
camminare senza inciampo
tradita un migliaio di volte
mi chiedo a cosa serva la luce
il distaccarsi lento dopo l’amore
il mio gesto sospeso a metà
e nei guizzi di freddo lento
Traboccare
Non c’è aria libera
tutto è invaso dagli spettri
la trasparenza è plenaria
l’entropia detta legge
è pietà impolverata
Domani è una parola lunga
lunghissima
e trovo il mio posto
nel mondo degli addii
dove
- con una parvenza di verginità alla vita -
saluto il cielo con la mano
pregando la scoria di non essere radioattiva
e salire fin dove si arriva
Quando nelle vene dell’inverno
l’anima si tiene ben dritta
e non cede al precipizio
il crocevia dei geli
rende ai fantasmi una dignità mortale
di strati invisibili
sorti da fondali scoloriti
e nelle piroette di fumo
che fuoriesce dal camino
Scivolare
Il pugno stringe la gracilità della mano
che si chiude
cinque nocche disarmate
il tuo plotone che avanza
verso la mia notte
per estirpare il germe
il germe dello spasmo
è il buio che fa sorprese
e la trincea non basta ai soldati
sparpagliati come biglie
nella solitudine dello scoppio
l’ordigno è fatale
Ricordi il colore del tramonto?
Quel rosa pesca che rese all’esilio un calore vissuto
Editi
Abbiamo visto arrivare la notte
con lo scoppio di tutti i tuoi ordigni
che frantumavano il rantolo dei ricordi
e seguivano le mappe dello splendore
Abbiamo visto arrivare la notte
nella disperazione dell’abbandono
in quell’eremo dove dimora
la mia pietà verso la tua dottrina
Abbiamo visto arrivare la notte
ad occhi aperti, nel buio
nella beatitudine dei tuoi respiri
pieni di senso e di colore chiaro
Ti domanderanno dov’è nascosta
la fessura dell’alba
nella quale s’intravedono i fuochi di capodanno
Il sole si moltiplica
e guarisce il dolore che ti copre
Tocco l’infinito dentro e fuori di me
il contorno della sua figura
una costa frastagliata
costeggia i miei fianchi
veleggia i miei fiordi
avventata premura verso i miei vuoti spazi
mi naviga
scopre quello che di me non so,
m’insegna chi sono
quell’equilibrio senza sforzo di essere qui e là
Sono inadatta alle accuse
ai verdetti difficili
alle condanne brutali
che sfidano la pazienza degli ignari
inconsistente è una parola
dopo un gesto
il sangue rappreso come pegno d’amore
la saga dei miei sogni inquieti
è l’arma più potente
per assassinare l’immaterialità dei miei dolori
Valentina Casadei è una sceneggiatrice, autrice e regista italiana. Diplomata in storia del cinema al Dams di Bologna e in sceneggiatura alla Fémis di Parigi, ha scritto e diretto tre cortometraggi, "Tutto su Emilia”, "I Nostri Giorni Benedetti” e "Giusto il Tempo per una Sigaretta”. Le sue poesie e racconti brevi sono apparsi su varie riviste letterarie italiane cartacee e online (RaiPoesia, sotto la supervisione di Luigia Sorrentino, La Bottega della Poesia de La Repubblica di Bari e di Napoli, Patria Letteratura, Gradiva, Argo, L’Irrequieto, Poeti del Parco, Margutte, Rock’n’Read, Il Foglio Letterario, Il Segnale, Poesia del Nostro Tempo, Ellin Selae, Poliscritture, Il Visionario…). Ha, inoltre, pubblicato tre raccolte di poesie, "Tormento Fragile" (Bertoni Editore, 2018), "Il Passo dell'Inerzia" (SaMa Edizioni, 2020) e "Uno Più Uno Fa Uno" (Edizioni Ensemble, 2020). Nel 2020 ha ricevuto una menzione speciale della giuria al Premio Città di Latina e, con un suo racconto breve, ha vinto il Concorso Nazionale “Sei Autori in Cerca di Editore”, indetto dalla Tomarchio Editore. Nel 2021 è fra i finalisti del Premio Leandro Polverini e nel 2022 è la vincitrice della sezione Poesia del Premio Carver. Attualmente insegna sceneggiatura all’Eicar e sta sviluppando il suo primo lungometraggio. Alda Merini, Chandra Livia Candiani, Emily Dickinson e Mariangela Gualtieri sono le sue principali fonti di ispirazione.