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Siamo nostri o di questo nostro tacere?

Cos’è questo librino giallo paglierino? Cosa ha di bello  questo libro dalla copertina semplice edito per la Raffaelli Editore, perché  ne  varrebbe la lettura ?

T.S. Eliot sposava l’idea che non si dovesse, in alcun modo, credere che incontrando l’opera si sarebbero acquisite informazioni  private  dell’autore, né leggerla alla luce degli  eventi della sua vita.

Per questa stessa ragione, a noi, non dovrebbe affatto interessare che Federica  Volpe sia nata in Brianza o abbia studiato lingua e letteratura straniera , quanto piuttosto potremmo domandarci  quanto di noi, noi tutti, c’è nelle poesie, nei versi, nelle parole di questa ragazza risultata finalista  alla seconda edizione del Premio Rimini 2015.

 

Sono poesie ma non soltanto poesie.

Poesie che smuovono il sistema limbico dei sentimenti e ci catapultano in una geografia di parole, Parole per restare, titolo della raccolta, nonché poesia d’apertura di quello che è, e non è,  un Canzoniere d’amore.

L’Autrice, che fa della poesia commemorazione  quando riserva una dedica alla grandezza della poetessa Antonia Pozzi  nei versi :

 

“ […]Nascesti/in forma errata, a sostenere il tempo, /a stranire di ragioni: eri poesia.” ,

 

non perde occasione di testimoniare il valore  altro di un vedere che non dipende dalla vista:

“È  ricchezza se mi ricopri di  parole”,uno dei versi  forti di questo percorso emozionale che Federica trasforma in viaggio universale con la grande carica evocativa e lo sguardo caldo come un abbraccio; ci dice “ anch’io” –  Anche io l’ho portata, /la preda, come il gatto / che caccia felpato, /come chi ama, e non sa .

 

Sono , le sue, parole che vogliono essere dette, che chiedono di essere lette ad alta voce, scritte quasi per essere cantante .

 

È tutto un continuo dialogo ad “imbere l’aria di mistero” al punto che iniziamo la lettura di questo libro convinti di  star leggendo di un amore terreno per cogliere poi un amore altro, un amore che è motore del viaggio ma anche viaggio stesso, che è domanda e risposta,  perché ci  scrive :

“Chissà come sarebbe tenerti nel palmo /di una stanza, guardarti di nascosto /come il sole spia la primavera che matura /nelle fragole -saresti la mia strana gravidanza” , e poi ancora – e qui riporto l’intera poesia –  :

 

Ti amo, tu, sale della terra
che cresci come figlio biondo
il grano, tu che gli insegnasti
il martirio per un po’ di pane.
Ti amo, tu, sorgente del mare,
che hai i mille occhi aperti
dei pesci, tu che stupisci nella vita
degli sguardi e baci il labbro che beve.
Ti amo, tu, mia terra e mia acqua,
tu che mi sei mondo tutt’attorno,
perché io non mi domandi più
le molte cose, ma mi dica solo:
ecco, questo è il mondo e l’amo.
E non ho parole, come Adamo
muto di fronte alla Creazione
che impara la magia del grazie.

 

Imparare la magia del grazie,  un grazie agli amori  e ai dolori  che sono umani, che Federica assorbe, si vive, e poi dona al mondo.

Una“strana gravidanza”, un abbandonarsi, un offrirsi, come  pane scarno, alla vita domandando, per tutti noi e con tutti noi :

 

“siamo nostri o di questo nostro tacere?”

 

 

 

PAROLE PER RESTARE

Di Federica Volpe,  Raffaelli Editore, 2016.

Alessia Iuliano

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