di Paolo Pera
L’opera di Matteo Marchesini, Scherzi della natura (Valigie Rosse, 2022), è, come ebbe a scrivere Paolo Maccari nella sua nota critica, un «canzoniere della fragilità e della lucidità in cui il lettore potrà riconoscere precisi tratti del nostro presente»; questo in una forma, almeno per la prima metà del volume, che inclina alle rime con gusto primonovecentesco, insieme a un brillante uso della metrica moderna italiana. Il tutto, tra stupore dell’età matura (ancora vezzata di candore fanciullesco), ha forma di “diario della crescita”, tra infanzia di provincia decantata (rintracciabili sono alcuni usi della parlata emiliana), un’epica della propria storia romantica, e un’osservazione del presente (tra il social-mediatico e lo storiografico) dove l’uso della rima cederà il passo a forme melodiche meno rigorose e maggiormente connotate da armoniche più libere. Il titolo riprende il verso: «Il mondo ci offende per natura» (pag. 28), alludendo, con lieve scherzosità, alla condizione esistenziale di cui non potremo mai smettere di stupirci; ed egualmente, a tradirci sono i fenomeni del mondo, e non solo il nostro essere al mondo. In questa raccolta, Marchesini gioca infatti a esibirne i (presunti) difetti ma quasi senza una vera posa critica, semmai in veste di osservatore mirabolato da tanta varietà.
Esemplare di tutto ciò è il ritratto fatto alla propria compagna (cfr. pp. 31-33), dove, affrontando con spirito ludico le piccole contraddizioni di questa, ne emerge uno sguardo amoroso com’è lo sguardo tutto del poeta sul mondo che “ci offende per natura”.