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“Prima di andare” di Rita Pacilio

di Melania Panico

 

Rita Pacilio, Prima di andare, La vita felice, 2016

L’ultimo libro di Rita Pacilio si presenta come un prosimetro composto da cinque lettere e trentanove poesie. L’autrice aveva già sperimentato il genere in questione in un suo testo precedente, anche quello ben riuscito (mi riferisco a “Non camminare scalzo”, Edilet, 2011) ma è con Prima di andare che sviluppa tematiche complesse attraverso un lavoro minuzioso sui temi – strettamente collegati tra loro – della memoria e della dimenticanza. Una donna anziana cerca di tenere viva la memoria attraverso l’amore, il suo ricordo. L’amore tiene viva la memoria del mondo. Come avviene il passaggio memoria personale/memoria del mondo? Vorrei a tal proposito citare un verso da Donna me prega di Cavalcanti in cui – parlando proprio dell’Amore – il poeta dice: “In quella parte – dove sta memora/ prende suo stato”. Quindi l’amore tiene viva la memoria ma la memoria a sua volta è la sede dell’amore. Per questo già dalla prima lettera è chiaro l’intento dell’autrice che dichiara: “io sono la storia” e ancora “vorrei custodirti nel palmo della mano, dove annoto lo scambio dei significati. Non perderti, vorrei non perderti nuovamente, questa volta per colpa mia, del mio andare avanti inesorabile nella dimenticanza. Per questo devo ripetere il tuo nome, il mio nome, la storia che ci ha chiamati”. Quando i ricordi – e con essi la memoria delle cose – cominciano a dissolversi, questi devono essere “richiamati” nominando – in un certo senso – il passato, rielaborandolo e tale è l’operazione che essenzialmente si fa nella prima parte del libro: “si diventa così quando si va via/ un nome senza nome/ rimasto tra le palpebre e la mente/ giovinezze disperse in un altro viaggio”.

Quattro sezioni. Quando arriviamo alla quarta, intitolata Nel posto dove volano gli uccelli, giungiamo all’incontro io/mondo. Il posto di cui parla la Pacilio è probabilmente una sorta di iperuranio dove può avvenire questo incontro. E dove si incontrano memoria personale e storia.

Ma come si giunge al punto per cui la memoria diventa conoscenza del mondo? Dovremmo andare a rivedere il rapporto tra memoria e tempo. Che poi è un rapporto su cui aveva lavorato Dante nella Commedia. Ricordare trascina con sé tutte le emozioni, sia positive che negative e quindi la forza emotiva della memoria tende a rompere le distanze tra il tempo vissuto e il tempo di chi scrive. Dante utilizzava le imagines agentes per innescare nel lettore un sentimento spiazzante (con il contrappasso). Penso alla scena famosa di Paolo e Francesca in cui i protagonisti ricordano i momenti belli della loro storia proprio nel momento peggiore, nonostante il momento peggiore. Il libro di Rita Pacilio è un lungo itinerario alla fine del quale l’intervento della memoria diventa conoscenza del mondo, sia attraverso quello che Bergson chiamava “lavoro utile” e cioè ricacciare nella coscienza solo ciò che può illuminare la situazione attuale in modo da agevolare l’azione che si prepara, sia lavorando sulla parola poetica che è a questo punto, inconfondibile, emblematica: “Chissà chi ero prima,/ se ho parlato troppo, a chi ho creduto,/ chi ho invecchiato nel sangue/ pensando che il mondo mi tenesse”.

Selezione testi:

 

Capiterà a tutti di essere una boa

in mezzo al mare, una boa

dalla forma di pesce supino

dalla voce umana con braccia di violino

 

al posto delle branchie l’anima

spugna polposa e fili d’erba i capelli.

 

                    Si diventa così quando si va via

 

un nome senza nome
rimasto tra le palpebre e la mente
giovinezze disperse in un altro viaggio.
quando anche le viscere svuoteranno

 

residui della traversata
resteranno bucce vuote
involucri rancidi, mezzi sorrisi,
il seno ormeggiato.

 

Questo siamo quando lasciamo
una casa, un fiore, chi abbiamo amato.
Capiterà a tutti di essere una boa

in mezzo al mare, pesci, uccelli dal ventre tremante.

 

*

 

Cosa ne faremo di questi souvenir

quando ansiosi andremo lungo il fiume

di sera con le stampelle sotto il braccio?

Cosa diremo al resto del mondo

Della beffa e dell’insulto amaro,

di ciò che è accaduto alla donna

con il cilindro in testa e al coniglio

scappato durante lo spettacolo

per liberarsi dalla finzione? Così fa l’amore

quando è semplice, senza impostura,

si svuota di fuliggine, diventa responsabilità

lasciandoci

persone degne di audacia, di premura

Rita Pacilio (Benevento 1963) è poeta, scrittrice, collaboratrice editoriale, sociologa, mediatrice familiare, si occupa di poesia, di critica letteraria, di metateatro, di letteratura per l’infanzia e di vocal jazz. Dirige per La Vita Felice la sezione ‘Opera prima’. Sue recenti pubblicazioni di poesia: Gli imperfetti sono gente bizzarra (La Vita Felice 2012) traduzione in francese Les imparfaits sont des gens bizarres, (L’Harmattan, 2016 Traduction en français par Giovanni Dotoli et Françoise Lenoir) e prossima la traduzione in arabo, Quel grido raggrumato (La Vita Felice 2014), Il suono per obbedienza – poesie sul jazz (Marco Saya Edizioni 2015), Prima di andare (La Vita Felice, 2016). Per la narrativa: Non camminare scalzo (Edilet Edilazio Letteraria 2011). La principessa con i baffi (Scuderi Edizioni 2015) è la sua fiaba per bambini. Di prossima uscita L’amore casomai.

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