30 KG
La luce che ti ha illuminato il viso
quando hai pensato
il pensiero di svanire
Cosa sarebbe
un grammo di non essere
ogni giorno
e portare accesi
gli occhi azzurri
senza addizioni, senza lineamenti
l’acqua la luce e il resto
bisbigliamenti
Hai servito a tutti
hai servito danzando
il tuo piatto di febbre
e hai scelto:
“Siano loro a divorarmi
mi facciano a pezzi
in scaglie di niente
così che io
(per quanto ancora dovrò essere me
prima di piroettare
in qualcun altro
nel bagliore
di lanterne, i frantumi
del bicchiere)
io sia io, il gabbiano
ad ali ferme…”
*
Ho pianto per tutte le cose che desistono
vedendo Sutherland parlare di Fellini
Naturale come infliggersi del male
e tormentarsi il dente
nel precario
Nessuno merita
la fine senza
il racconto
il matto del paese
e quei bagnini, il loro riso
monumentale nell’estate
terribili
e perfetti i burattini
Vi tengo, replicatevi
come errori del cervello
fingetevi balbuzie, marasma senile
regredite a pure luci
lasciatevi custodire
*
George Mendonsa, muori oggi
in una volta
o avevi iniziato allora, l’istante
successivo, a essere
di zero virgola uno
meno vivo
Questa poesia la leggeranno pochi
e nessuno saprà chi sei stato
nel breve scatto
del nome è più conosciuto
Moammed Sceab, di fatto
Ma ti googleranno
e un segno sul viso, vedrai
dirà che avranno capito
Durerà di te che cosa
la luce
che colpisce la torsione
della mano, del corpo
i vent’anni
che fosti
in un momento di gioia
convenuta nelle braccia
e abisso tragico
la bocca
Io devo chiedermi
se lì, per via faringea
la gioia che un uomo può trovare
in una vita
non l’hai avuta
e bruciata
offerta al cuore di Greta
marinaio, mai più avvistata
(18 febbraio 2019)
*
Volevo la tua meraviglia
come un bimbo
si sveglia e grida
la trasfigurazione
(ho sempre mangiato
una per una
le briciole
che cadevano sul petto
qual è il sentiero
per tornare
indietro, adesso)
Ho imparato la posizione
delle stelle, quarantadue versi
di Neruda e aneddoti
aggiustati alla bisogna, perché
tu ridessi senza accorgerti
che è notte
Ho posto qualunque argomento
sotto cui nascondere il tuo nome
con l’unico scopo che detonasse
inatteso, nel campo sminato
di una conversazione
e scoprirmi esploso ovunque fossi
trovarti di nuovo dentro l’altrove
Samuele Donati è nato a Rimini 36 anni fa e vive a Milano. Lavora nel mondo dell’educazione come consulente, insegnante e formatore. Appena può, come può, porta la poesia nelle scuole. Ha pubblicato “Non essere soli” (Raffaelli, 2013) e “Servomuto” (Raffaelli, 2017).