Poesie di Raffaella Rossi

Quando la pioggia parla
bisogna tacere.
Insiste
prevedibile
mai scontata,
la corsa ai vetri
le gocce ubriache
si rincorrono sui vetri
stressati
troppo pensati.
L’onnipresenza
questa prerogativa divina
l’onnipresenza biunivoca
questa mia nuova teologia
che spezza la logica
e la geografia.
Oltre tutti i tempi
le distanze
e le finestre:
qui e adesso
dove tutto si fonde e si materializza.

Dalla terra risorgeranno ossa rotte
che mentiranno all’anima
solo per avere un taglio di carne buona.

L’ossario,
è rimasto un piccolo ossario degradato
perché anche le ossa si son rotte.
L’ossario,
è rimasto un piccolo ossario:
ai morti la parola
ai vivi la bugia.

Rinuncio
credo.
Rinuncio
come in Chiesa
quando rinunciano a satana.
Credo
come in chiesa
quando credono in Dio.
È la parola credo
che vibra
si allunga nella bocca
perché credere è pazienza
è coraggio
è rivoluzione.
Credere
è non aspettare i miracoli
è avere sulla lingua
la speranza della leggerezza
anche senza ricevere niente.
Così è successo
rinuncio
hai rinunciato
come al peggior nemico.
Invece io ho creduto
e credo ancora in te
senza attesa di miracoli.
Lasciatemi credere sospesa
come un’anziana curva
con le mani giunte
perché se credo al bene
voglio ancora credere in te.

Mi prendo il tempo necessario che serve
per servirmi la colazione
spazzolarmi la polvere notturna dai capelli
e mettermi il rossetto rosso.
Mi servo
come la miglior schiava di un impero
senza il senso pratico dell’apparenza
e specchio la mia faccia nell’occhio del giorno.
Mi prendo il tempo necessario
per non perdere la voglia di imbruttirmi
nei giorni avari della disavventura.
Strizzo gli occhi per la poca miopia
e alterno i giorni per il troppo astigmatismo.
Mi prendo tutto il tempo che serve
per aprire i cieli
tra una preghiera afona
e una favola che mi racconto senza finale.
Centrifugo i calzini a novanta gradi
e aspetto davanti all’oblò
le risposte che il tempo non mi darà mai
e mi derido
per la troppa ingenuità.

Non so stereotipare il dolore
non compro offese e non le vendo.
Incasso senza cassa
non ricavando un centesimo
dall’avarizia degli altri.
Adesso nemmeno il tuo pugnale può trafiggermi
non c’è spazio
non c’è tessuto da forare
si passa soltanto da una parte all’altra.
Eri proprio tu la sagoma
sullo sfondo di un tramonto
che perdeva ogni onnipotenza
e appagava ogni tipo di esaltazione
verso l’infinito.
Ora insegnami
l’arte di ammaestrare un vuoto sincero
che di riempirsi usando un mazzo di erbette aromatiche
non ne vuole sapere.

Alcune di queste poesie sono tratte da:
Raffaella Rossi, Epidermide rara, Eretica edizioni 2023

 

Raffaella Rossi è nata ad Avellino nel 1983 e vive in un piccolo paese di provincia, dove svolge la professione di insegnante. Laureata in Archeologia presso l'Università degli Studi di Salerno, dal 2007 si occupa di poesia visiva, ponendo l'attenzione su forme di comunicazioni verbali, accompagnate da forme visive. Il messaggio poetico è sviluppato facendo convergere al segno grafico altri tipi di segni, mettendo l'accento proprio sulla semanticità di questi ultimi.

Ha pubblicato una silloge di poesie dal titolo “Stagioni e Riti” nel 2011. Nel 2023 ha pubblicato la raccolta poetica ”Epidermide Rara" con Eretica Edizioni. L’autrice ha ricevuto l’attenzione da parte di alcuni blog di poesie già con le sue prime poesie, ottenendo una prima traduzione in lingua spagnola per conto di “Laboratori Poesia”. Le sue poesie e recensioni poetiche per altri autori, sono fruibili on line e in una serie di antologie poetiche pubblicate dalle case editrice che hanno ritenuto meritevole la sua poesia ai concorsi. Per l’autrice, la poesia è la parola dell’anima, è un mezzo di comunicazione importante e salvifico, con funzioni anche demiurgiche. La poesia è un dono d’amore per se stessi e per gli altri.

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