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Poesie di Leonel Plazas Mendieta

Traduzioni di Antonio Nazzaro

VIAGGIO

 

                    “Poesia es

                         ün viadi”

                              Denise Mützember

 

Partiamo,
Abbiamo detto:

il mondo si ritaglia a seconda della paura,

lo misuriamo a seconda dei sogni.

E marciamo,
sotto la neve di Istanbul

e la pioggia di Venezia

da Fira a Imerovigli
corriamo verso il crepuscolo
scalando montagne bianche
presagiti dalla luna di Ecate.

E amavamo il canto di lingue sconosciute
perdonavamo l’uomo in nome dei suoi figli
abbandonati a un avvenire senza passato.
Cani e gatti ci seguivano
persi tra pietre e uomini,
e davamo alle donne il nome della vita,
inlunata, li alimentavamo
gli parlavi come a figli d’altro tempo,
creature di dei scomparsi
e mi guardavi – Solo gli animali
percepiscono il destino – dicevano i tuoi occhi.

Chi siamo stati prima di essere noi?
Non lo sapevamo. Eravamo altri prima
che finisse l’estate.
Prima della luna azzurra,
e l’inizio dell’egira.

Momento angolare

È morto Adriano – mi dicevi

camminavamo per Piazza San Marco.

vieni dammi la tua mano

ti consegno la montagna

dammi la tua mano per favore.

E mi baciavi
prima che articolassi parola.

Nel Lido avevi
una montagna tra le dita
e un verso tra le labbra

Tutto si crea con le tue mani.

E Seferis nasceva dalla tua gola
a Oia, come un bambino che fuggì
d’isola in isola, di città in città
tra l’alfabeto dei suoi defunti.

È stato qui – dicesti

inclinato, solo

nessuno vide i suoi occhi

Solo vide la pietra che intentammo scolpire.

Lanciasti lo sguardo verso i mulini,

Qui ti ho amato

in questo luogo preso dai sogni.

Prendimi che ardo,

in questo mare che aspetta

vulcani e città

portami dentro,

il desiderio è l’unica certezza.

il mio sesso è una roccia rossa

il mio corpo un continente

dove erigerai il tuo destino di grafite.

 

È il futuro quello che sta scritto nel tuo corpo.

 
E tacesti.

Salimmo la montagna saccheggiata
con la figlia di Creta,
che prese pietre dal sentiero,
Scelse quelle del tempio,
e le posò nelle tue mani
- Questa è la mia terra - disse.
Camminiamo perché non c’è destino
il viaggio c’inventa,
solo ci incontriamo per morire,

e amare.

A Ana Jimena

VIAJE

 

                    “Poesia es

                         ün viadi”

                              Denise Mützember

 

Marchamos,
Hemos dicho:

el mundo se recorta según el miedo,

lo medimos según los sueños.

Y marchamos,
bajo la nieve de Estambul

y la lluvia de Venecia

de Fira a Imeroglovi
corríamos hacia el crepúsculo
escalando montañas blancas
augurados por la luna de Hécate.

Y amábamos el canto de desconocidas lenguas
perdonábamos al hombre en nombre de sus hijos
abandonados a un porvenir sin pasado.
Perros y gatos nos seguían
perdidos entre piedras y hombres,
y dábamos a la mujer el nombre de la vida,
enlunada, los alimentabas
les hablabas como a hijos de otro tiempo,
criaturas de dioses desaparecidos
y me mirabas – Solo los animales
presienten el destino – decían tus ojos.

¿Quiénes habíamos sido antes de ser nosotros?
No lo sabíamos. Éramos otros antes
que acabara el verano.
Antes de la luna azul,
y el comienzo de la hégira.

Momento angular.

Ha muerto Adriano- me decías

caminábamos por la Plaza San Marcos.

ven dame tu mano,

te entrego la montaña

dame tu mar por favor.

Y me besabas
antes que articulara palabra.

En Lido tenías
una montaña entre tus dedos
y un verso entre labios

Todo se crea con tus manos.

Y Seferis nacía de tu garganta
en Oia, como un niño que huyó
de isla en isla, de ciudad en ciudad
entre el alfabeto de sus seres muertos.

Estuvo aquí – dijiste

inclinado, solo

nadie vio sus ojos

Solo vio la piedra que intentamos tallar.

Tendiste la mirada hacia los molinos,

Aquí te he amado

en este lugar sacado de los sueños. 

Tómame que ardo,

en este mar que aguarda

volcanes y ciudades

llévame por dentro,

el deseo es lo único cierto.

Mi sexo es una roca roja

mi cuerpo un continente

donde erigirás tu destino de grafito.

 

Es el porvenir lo que está escrito en tu cuerpo.

 
Y callaste.

Subimos la montaña saqueada
con la hija de Creta,
que tomó piedras del camino,
Escogió las del templo,
y las posó en tus manos
Esta es mi tierra – dijo.
Marchamos porque no hay destino
el viaje nos inventa,
solo nos encontramos para morir,

y amar.

A Ana Jimena

IN CRESCENDO

 

Come montagna
scuotendo la notte
fiume che sposta pietre
e trascina esseri vivi e morti
Vieni

Un mare ti sogna

Bambino verde

Mondo da che sei

chicco nell’universo

Né la terra sa come saranno i tuoi passi
Né il legno quello che creeranno le tue mani

Crescere è crearsi

Farsi nel silenzio della musica
come goccia nell’acquazzone

Un mare ti porta in grembo

Bambino rosso

Luce da che sei

carne del tempo

Vieni dalle sime
Dalle palpebre di tua madre
Dal pensiero delle sue dita
Dal gesto della sua fame

Crescere è permanere

Essere giorno essendo notte
umidità che conserva il seme

Un mare ti canta

Bambino azzurro

Parola da che sei

radice dell’aria

Vieni dalla luna accesa
Piume di te ci sono nel petto
di tua madre
Dal fiore del suo ventre
dal sud vieni

Crescere è trasformarsi

Essere raggio che si fa nube
Acqua per farsi fuoco

Un mare ti partorisce bambino

Perché tu sappia

che sei come gli uccelli

Ti sei aperto il cammino
tra l’infinito
Nella landa degli occhi di tua madre sei nato

Crescere è liberarsi

Essere nido che si fa passero
volo per farsi vento

A José Joaquín  

INCRESCENDO

 

Como montaña
sacudiendo la noche
río que aparta piedras
y arrastra seres vivos y muertos
Vienes

Un mar te sueña

Niño verde

Mundo desde que eres

grano en el universo

Ni la tierra sabe cómo serán tus pasos
Ni la madera lo que crearan tus manos

Crecer es crearse

Hacerse en el silencio de la música
como gota en el aguacero

Un mar te gesta

Niño rojo

Luz desde que eres

carne del tiempo

Vienes de las simas
De los parpados de tu madre
Del pensamiento de sus dedos
Del gesto de su hambre

Crecer es permanecer

Ser día siendo noche
humedad que aguarda la semilla

Un mar te canta

Niño azul

Palabra desde que eres

raíz del aire

Vienes de la luna encendida
Plumas hay de ti en el pecho
de tu madre
De la flor de su vientre
del sur vienes

Crecer es transformarse

Ser rayo que se hace nube
Agua para hacerse fuego

Un mar te pare niño

Para que sepas

que eres como las aves

Te has abierto paso
entre el infinito
En el páramo de los ojos de tu madre has nacido

Crecer es liberarse

Ser nido que se hace pájaro
vuelo para hacerse viento

A José Joaquín

Leonel Plazas Mendieta (1985-Colombia). Poeta e Filosofo, nato a Cartagena del Chairá-Caquetá e registrato a Iquira- Huila, Colombia. Pubblica nel 2010 Edad de Arena-Editorial dell’Universitá del Cauca e nel 2014 Fabula del Hombre-Samava Editores. Nel 2016 le sue sillogi vengono tradotte in francese, e pubblicate in una edizione bilingue con il titolo: Terre Perdue da Editions Samizdat in Svizzera. L’anno scorso ha pubblicato El Olor del Polvo con la casa editrice Caza de Libros nella Collezione dei Poeti Colombiani del XXI Secolo. Le sue poesie sono apparse in diverse antologie: Llama de Piedra, Poesía Contemporánea en Popayán (1970- 2010), Ministero della Cultura-Ediciones Axis Mundi 2010; Palabras para el Encuentro, Teopoética 2011; Antología Lecturas Urgentes de Poesía, Editorial Grainart 2014; Le Livre, Editions Samizdat, Suisse-2017. Quest’anno curerà l’antologia del grande poeta colombiano Giovanni Quessep che verrà tradotta all’italiano e pubblicata, in versione bilingue, in Italia dalla casa editrice Edizioni Arcoiris.

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