Ci sono poeti - e Giulio Di Dio è tra questi - che estraggono i versi da uno scavo senza riparo e continuo, come fossero i fiori rari e pieni di rimpianto di una riflessione che procede per sottrazione invece che incanto, per espiazione invece che per gioia. Un distillato misuratissimo e non privo di una certa ferocia, di una autorappresentazione senza sconti e senza maschere - o con la sola maschera consentita all’anima, quella che si indossa nei riti. In queste poesie, esatte come scatti di serratura, Di Dio conferma la sua vena di poeta capace di visione nel breve spazio, di nostalgie morali e di rilievo dei dettagli, presenti o intravisti in una rêverie mai consolatoria, magnifica è inquietante come certi paesaggi della sua terra. Uno dei migliori tra i nostri poeti.
Davide Rondoni
La tua voce che al telefono cade
è una macchia
che si dilata
sulle macerie della nostra cena.
Soddisfacevi tutte le mie smanie
adesso che è tardi
e sul tuo corpo le presento
alla fine
come un conto da pagare.
Le tue domande uscivano di notte
risalivano i bordi del letto
come blatte
eludevano tutte le mie trappole.
I girasoli schiacciati dal sole
sulla pianura umbra
sul mio volto sono
ascesa e caduta della tua assenza.
L'immagine giusta
per obbedire a una tua dimenticanza.
Doveva piovere oggi
questa nostra pioggia esatta
precisa, come un sospetto,
puntuale
come l'ora che arriva
di un nostro mancato appuntamento.
Fermati qui stasera
ha stanze immense, oscure
la mia casa
e nodi a migliaia
da sciogliere nella gola.
Fermati qui
anche se dormo con lei
anche se la distanza fra di noi
tu non la colmerai mai.
Il tuo passo incerto mentre cammini
e distratta scosti il vestito
è un gesto antico
come quando muovi il collo
e sei lontana, ed è una dolce pena
pensare in quel momento
che nel mondo tuo tu sei sola
e avvicinarti è una cosa rara, nei pomeriggi
quando la luce sbatte
e dai vetri cade luminosa
e non ti tocca.
I pesci braccati dai pescatori
ritorneranno un giorno al mare,
allora tu silenziosa
con gli occhi di sempre
mi siederai accanto
per estrarre dalla mia bocca l'amo.
La sera
per dormire
dico tutte le tue preghiere
conto nei miei occhi
i tuoi nei,
e mi addormento.
Giulio Di Dio, classe 1992. Cresciuto a Niscemi, oggi vive a Catania dove svolge la professione di medico.
Nel 2014 insieme ad altri amici e poeti ha fondato il Centro di Poesia Contemporanea di Catania. Nel 2015 è tra i finalisti del premio Elena Violani Landi.
Ha pubblicato per la casa editrice "Le Farfalle", del compianto Angelo Scandurra, la sua opera prima "Trame del silenzio" (2019).