di Davide Rondoni
Il buon Camillo Langone nelle vesti di curatore d'arte, mentore Vittorio Sgarbi, in quel di Ferrara propone una mostra di panorama artistico sotto il titolo: "Pittori fantastici nella valle del Po". Mentre dunque si attendono mostre di pittori meravigliosi nella valle del Tevere e in quella dell'Arno, si scorre l'elenco e si trovano alcuni artisti di vaglia, ma indubitabilmente romagnoli. Grossi, Paci e Samorì, Minguzzi per ammissione dello stesso padanissimo curatore parmigiano son pittori di Romagna e con la valle del Po ci azzeccano poco. Verrebbe da pensare a una annessione artistica per rinforzare la pattuglia di pittori con qualche artista veramente robusto, forse la piadina e il sangiovese nutrendo furori visionari più valorosi di quelli accesi da lambrusco e tigelle. Ma Langone non ci sta a passare per sconfinante interessato e sprovveduto e allora con piglio da erudito ritira fuori nel suo saggio notizie di antiche cartografie idriche che testimonierebbero incanalamenti e versamenti tra fiumi di Romagna e il Po. Il che equivale a definire territori artistici sulla base di scoli e rigagni, chiuse e irrigazioni. E se cartografia idrografica dev'esser allora si potrebbe fare, che so, una mostra dei pittori dell'Oceano Atlantico mettendo un tizio di NewYork e uno delle isole Margueritas, o di quelli che a Roma bevono l'acqua fornita dall'acquedotto comunale o, come dicono, quella "leggermente", Ferrarelle o Nepi che sia. Sarà indubbiamente una bella mostra, i pittori sono bravi, che abbian lambito le sponde del Po o quelle del mare al bagno Azzurro a Cervia. Ma noi romagnoli, come mostro nel libro in uscita "Quasi un paradiso - viaggio nella terra del pensiero simpatico" (Sem) siamo impossibili da annettere. E l'arte, in fondo, è proprio il territorio refrattario a ogni genere di annessione e categorizzazione. Risplende in mezzo a tutti i tentativi di cartografia il mistero del genio personale. Samorì lo puoi mettere anche in una mostra sui pittori delle rive del Danubio e resta lui, con quella forza sacra e universale che gli viene anche dall'aver vissuto da bambino vicino alla cripta di una splendida pieve romagnola.
Si vada, dunque, alla mostra dei fantastici pittori morsicando tigelle, piadine o chips o un kebab. Si dia un'occhiata alla confezione critica pro-padana, e soprattutto si ammirino con sgomento e magone tutti questi pittori. Che meritano la nostra attenzione, e il nostro stupito magone. E Langone paghi un Lambrusco buono a risarcimento.
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Splendida coerente, genuina e orgogliosa “recensione”…
Andrej Mussa