nota di Michela Silla
Onofrio Pepe (Nocera Inferiore[1], 1945), diplomato all'Istituto d'arte di Salerno, vive e lavora a Firenze, dove da molti anni opera come artista e scultore. Il suo atelier sorge nel cuore di San Frediano (in via dei Cardatori 8). Qui tuona l'assillo che altrimenti lo avrebbe divorato. Onofrio è un mago che ridà vita al mito nelle sculture in bronzo o in terracotta patinata e sui dipinti dai toni vivaci e dai tratti armoniosi.
«È un'urgenza», mi dice sorridendo, negli occhi ha il riverbero del mare, mentre sfiora una delle sue sculture; di quando arrivava a Salerno e correva verso la costa, poi di colpo si fermava. C'era tutto – o nulla – oltre quel blu cobalto e l'orizzonte lambito dallo sguardo.
Sul nulla si affaccia il masso tenuto da Sisifo con tutte le sue forze quando prova a non farselo crollare addosso. E forse lo vede Icaro il nulla, appena il calore del sole comincia a sciogliere le sue ali di cera.
«È il colmo…» penso io, e avanzo lentamente dentro quel miracolo, il luogo dove l'uomo ammette un abisso oscuro dopo la morte, la vittoria del silenzio, e intanto i miti forgiati dalle sue mani, e che per mezzo di esse si rianimano, urlano impazziti la pienezza del mistero.

«Ma il senso del sacro lo preservo», bisbiglia Pepe, in piedi accanto al tavolo antico dove ha sistemato alcune foto incorniciate di persone a lui care. Le divinità, sorprese in movimenti fulminei, con sguardi rapiti ed espressioni talora accorate, comprendono e manifestano la sacralità che lo scultore aspira a salvare, non osando tuttavia nominare l'enigma altissimo.
È impossibile non dilungarsi se si prova a ripercorrere la biografia d'arte di Onofrio Pepe: i preziosi riconoscimenti ricevuti e le mostre in Italia, in Europa e oltreoceano.
Nel 2024, in occasione del centenario dell'Università di Firenze, è stata realizzata la mostra “I Miti ritrovati”. In due sedi storiche dell'Ateneo fiorentino, il rettorato di Piazza San Marco e il cortile interno di Palazzo Nonfinito, sono state esposte sette grandi sculture in terracotta dedicate al Mito d'Europa e trenta stele policrome in terracotta e legno a formare il Muro del Mito. Su un lato delle stele compaiono graffiti e parole: frasi dei grandi testi letterari che hanno tramandato il mito, come Le Metamorfosi di Ovidio, gli Inni orfici e le tragedie di Euripide. Lo scultore ha ben compreso che mythos e lògos sono strettamente e inesorabilmente correlati.
Bussa il mito alla porta dell'immaginario artistico di Onofrio Pepe – Demetra e Kore, Icaro e Dedalo, Orfeo ed Euridice, Medusa, Eros, Teseo e il Minotauro, Europa e il toro, Fetonte e tanti altri – e nelle sue creazioni risveglia temi sempre attuali, interrogando e scuotendo gli animi di chi le ammira.
[1] A Nocera ha dedicato La Fontana della Fertilità
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