di Isabella Serra
Alessandro Niero, Olga una badante per amica, Valigie rosse, 2022
L’accoglienza verso chi arriva da lontano è sinonimo di intelligenza. Ed è testimoniata sin dai testi fondatori delle nostre civiltà, dall’epica ai testi sacri. Nella nostra società globalizzata ci serve invece ridire e, aggiungo io, trovare i modi più delicati e attenti per ridire, che lo straniero va accolto. Ahimè sì, oggi, anche il bambino ha bisogno di essere rieducato al suo sguardo primigenio. Lo recita la quarta di copertina di questo colorato libricino Olga una badante per amica, di Alessandro Niero, edito da Valigie rosse: "Un libro per imparare che si è amici con chi viene da lontano".
Se si legge questa storia, accompagnata dalle eclettiche illustrazioni di Elena Miele, ci si accorge invece, che non serve ridire nulla, né insegnare al bambino chissà quale morale, perché qui le immagini scaturiscono da una purezza di sguardo che riporta il tutto alla forma base dell'incontro: una corrispondenza amorosa tra le creature.
La storia racconta dell'arrivo in casa del nonno di una donna, una 'tipa'. Il soggetto narrante è lo stesso bambino che arriva pian piano a scoprire l'arcano: questa 'tipa' altro non è che la badante moldava del nonno. Ma è proprio qui che inizia la storia. L'eccezionale, lo strano, compreso il fatto che una giovane trentacinquenne viva in casa del nonno quasi i due fossero fidanzati, viene scavalcato, o meglio, si mostra attraverso un disvelamento pieno di freschezza trainato dalle spiegazioni disarmanti del nonno.
«Una badante - gli ho chiesto - cos'è?»
«Una che bada, no? Te lo ricordi il verbo badare?».
Olga diventa immediatamente non un soggetto da studiare o da accettare, ma una persona da scoprire. Sarà la curiosità a spingere il bambino a vedere i tesori nascosti di Olga, che sono tanti, a cominciare dai capelli di grano...
L'incontro tra il bambino e Olga non sarà meramente la comprensione dei valori di accettazione, o la semplice amicizia che naturalmente prende forma tra i due, ma va oltre: dalla scoperta di mondi inesplorati, alla magia delle lingue diverse, fino a toccare la poesia, l'essenza del bambino quando scruta la bellezza.
La poesia che il bambino farà recapitare a Olga dopo la giornata trascorsa con lei, è forse il filo rosso della vicenda. In essa traspare la verità che può essere la verità di qualunque bambino intento ad ascoltare una storia. In questo caso potrei descriverla banalmente come uno sguardo sognante pieno di ammirazione e commozione dato dal legame che si è instaurato tra i due amici, ma chiaramente non è solo questo. Bisogna leggerla. Ma bisogna leggerla dentro questa storia.
Se si parla dello stile, in Olga è congeniale la struttura, che poggia in primo luogo sul ritmo cadenzato della filastrocca, in secondo luogo sulle domande del bambino. La filastrocca aiuta a veicolare la realtà, anche se dura o insolita, in modo morbido e divertente. Le domande rendono la storia vera, aiutano a conoscere la realtà, soprattutto le domande con una risposta.
Infine, in questa storia vengono toccate in modo giocoso e semplice tantissime tematiche: il bambino scopre che esiste più di una lingua in uno stesso Paese, che ci sono delle differenze fra le culture, anche nel modo di vestire, che un tempo esisteva l'Unione Bisbetica... pardon, l'Unione Sovietica...
Non da ultimo viene toccato il tema dell'emigrazione.
L'emigrazione è un’esperienza che segna coloro che la vivono, ma non deve essere per forza una fatalità o un amaro destino da affrontare con i toni dettati dalla pura compassione. Questo concetto viene reso attraverso tutta una serie di episodi, dal riscatto della giovine Olga che si laurea in Italia, al suo spiccato senso dell'umorismo, fino alla fresca speranza di un suo ritorno nella terra d'origine.
Non vorrà mica fare l'insegnante,
lasciare il suo lavoro da badante?
In gran segreto un giorno mi ha svelato
che con i soldi che finora ha guadagnato
sta sistemando una casetta là in Moldavia
Un sogno che da tempo coltivava.
Un libro gioioso, spiritoso, profondo, pieno di spunti e capace di raccontare la realtà con ottimismo, quello che serve al bambino per sfidare la vita.
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