Mikel Marini, Non per il mondo ma per il giardino, Vallecchi editore 2024
di Davide Rondoni
La figura centrale, direi la bocca del vulcano o meglio le sue fonti sprofondate e ardenti, del libro di Marini sono da rintracciare nella Kenosi. In greco significa svuotamento, ed è termine con cui si indica lo svuotamento da parte dell'Ente Divino in favore della realtà e dell'umano. Un Dio che si svuota della sua divinità, come avviene nella incarnazione di Cristo.
E cosa c'entra con la poesia contemporanea, tutto questo? Nulla, e infatti Marini non c'entra con una poesia odiernissima fatta di ghirigori personalistici, narcisismi patetici, di poesia idolatrata come sacro immanente da parasacerdoti del nulla o, peggio, della letteratura. Da essa si distanzia con una naturalezza e un coraggio "sospetti". Ovvero si dovrebbe sospettare da parte dei critici che non si tratti solo di scelta stilistica. Non solo di (indubbia) bravura. Ma non solo i nostrani critici letterari, tranne eccezioni, non sanno cosa è la Kenosi, ma faticano ad accorgersi che Marini non sceglie: è un travolto, un investito. La costruzione del libro è un atto di resa. La Kenosi lo spara a vent'anni nella poesia con un libro grondante di storie sacre di leggende di mondi tra il leggendario e lo storico, tra l'inventato e il cronachistico. Leggenda e storia di che, per mille figure e vicende, in un putiferio di finezze in nota e nei versi? Dello svuotamento del divino nell'umano, materia da mistici, o per citare un poeta che ho sentito affine pur nella lontananza, T.S.Eliot, "occupazione da santi". E per analogia dello "svuotamento" dell'io poetico in una realtà dove l'io non appare, ma continuamente altro, altri... Per comprenderlo basterebbe leggere bene l'ultimo testo, il faccia a faccia con una semisconosciuta santa bolognese. Ma le tracce di quell'essere mentre non si è quel che si è, di quell'accadere per paradosso di annullamento, è una traccia che si ritrova in tutto il libro e in ogni sua sezione. Potrebbe esser scambiata, da un lettore superficiale, per il suo parallelo stravolto umano, ovvero una forma quasi depressiva di svuotamento anoressico che diviene specularmente bulimia. Bulimia di storie citazioni figure, in un circo a tratti virtuosistico d'invenzioni. Ma si tratterebbe appunto d'una lettura se non errata, superficiale. La cifra centrale del lavoro è la Kenosi, riconoscibile dalla presenza in molti componimenti di versi informati a questa paradossale dinamica dell'esistere scomparendo.
In un'epoca di semidei e di poetini spesso autoproclamatisi tali per facilità di edizione o per frustrazione, o per nevrotica affermazione di se stessi, ci sono per fortuna poeti veri. Non mancano - come mai mancarono nella prodigiosa poesia italiana - tra ventenni e trentenni voci di qualità dove la "deviazione" da vie apparentemente principali della poesia attuale donano vita pensata, immaginazione e visioni. Rivolte a un giardino, emblema prefigurante di paradiso, non al mondo, cioè alle leggi mondane della affermazione.
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