Mi sono chiesto a cosa sia dovuta la filigrana dolorosa del libro Tempo ordinario di Enrico Fraccacreta, libro emozionante e non malinconico, fatto di ballate, di canti nelle prime due sezioni, “Tempo ordinario” e “Tempo memorabile”, numerati proprio così, come i canti di un poema. È un libro in cui Davide Rondoni, nella postfazione, ci dice che l’autore “affronta da poeta maturo e senza paura il tema dei temi in poesia: il tempo. Che è come dire entrare nel mistero del ritmo”, un ritmo davvero maturo, che non ha più bisogno di scatti e rotture, di trappole e di scorni, di sperimentazioni più adatte a quando si prova la voce –dato che Fraccacreta la sua voce l’ha già trovata: un poeta che col ritmo personale ha già fatto un percorso di avvicinamento e conoscenza, dato che spesso sa inanellare passaggi come questo: “Le nuvole inutili della sera/passano veloci e sono errori”.
Un libro dunque di orizzonti più che viaggi, in cui la terra d’appartenenza è una Daunia compresa dal mare su cui spuntano le Tremiti, all’ombra del Gargano che interrompe il respiro del Tavoliere delle Puglie, alla catena dell’Appennino. Eppure sembra che il viaggio sia possibile solo a partire da una stasi, perché è sprofondando nello spazio ordinario, oltre che nel tempo, che la partenza avviene, come racconta il continuo transfert tra Puglia ed America della sorprendente “sto oltrepassando le Torri Gemelle/delle cave di pietra di Apricena”. E forse la ferita che discretamente non cessa di pulsare sta proprio nell’impossibilità di fissare un tempo e un luogo.
Qui si innesta il pressante tentativo del poeta: il suo sguardo si incanta, la voce e la mano fissano nella poesia un incontro, un luogo, un momento di tempo –eppure qualcosa fugge sempre via e non consente al desiderio, che giunge a pregarlo, di stare su nessuna soglia: “Non lasciarmi Signore sulla porta/dopo il dono dell’attesa che l’anima prepara,/fammi entrare a giorno fatto/starò buono, pettinato, qui seduto/sino al mare”. C’è un’azione nel mondo che non ci permette di dare per scontata nessuna meta, come definisce mirabilmente un’altra poesia ben riuscita, “Sei il giallo fulminante”, poesia d’amore per la moglie Elvira, destinataria di un’altra opera del poeta, Mademoiselle del 2012: “io ti amerò lo stesso”, dice il poeta, coniugando questa intenzione in tutti i modi e facendolo dire anche al sole.
Il fatto è che il tempo ordinario circonda il mondo, come rivela questa poesia che ne accompagna l’idea con quella della guerra, dello stato di milizia della vita:
Il mondo è circondato
dal tempo ordinario
gli accampamenti si levano nella notte
scuotono il sonno delle settimane
restano gli avanzi del giorno
fuochi che si spengono molto più lentamente
di come divamparono.
I tamburi delle ore
battono l’ordine quotidiano
quando l’assedio finirà
in fila gli anni passeranno davanti
guardandoci negli occhi.
Il tempo ordinario innesca una guerra all’ordine quotidiano; un’idea di giudizio –saremo giudicati sull’uso del tempo- è adombrata in quel passaggio finale degli anni che ci guarderanno negli occhi.
La sfida è che diventi straordinario l’ordinario e la ferita è causata dalla lotta per giungervi. Sembra di poter evidenziare anche l’allusione presente nel titolo del libro al tempo ordinario della liturgia: il tempo, cioè, che sta fuori dalle grandi feste religiose, a metà strada tra di esse –Natale e Pasqua, Avvento, Quaresima e Pentecoste- e che, ciononostante, nell’esprimersi della liturgia è reso ugualmente sacro.
Sacra per Fraccacreta è la fedeltà, anche all’amicizia: così è per quella, grande, con l’artista Andrea Pazienza e col padre, che ha lo stesso nome del poeta, e che tornano ben più che ombre in queste poesie. Sacro è il colloquio coi poeti-amici, a cui alcune poesie sono direttamente dedicate, sacro ogni rapporto, anche certamente quello coi figli. La battaglia è perciò davvero guardare l’ordinario in modo straordinario. Solo così la Puglia può essere l’Arizona, le masserie e gli orizzonti spazio perché avvenga l’ineffabile, i suoi pastori della transumanza, e i suoi agricoltori, protagonisti capaci di alzare le braccia in gesti assoluti, fissati da una voce che sembra sempre sul punto di franare e che invece riesce a restituirci il cuore sacro del suo desiderio.
Gianfranco Lauretano
Enrico Fraccacreta, Tempo straordinario, Passigli, Firenze 2015