L’inedito delle cose. Paola Loreto su Valentina Colonna

Il primo libro di Valentina Colonna ha tutta la freschezza della percezione inedita delle cose, espressa in un linguaggio decostruito solo fino al punto da restituirci la matrice della loro esperienza – non tanto un linguaggio che canta ma che suona sì, di un legato sottile che passa attraverso velate corrispondenze e rimandi inapparenti ma materiali

“La cadenza sospesa” (Nino Aragno 2015) racconta l’esperienza – e già la sua memoria – come una miscela, ancora utile, di incanto e disincanto, di perdita che genera la prossima vita, di scelte che reggono il futuro

vorrei citare bene, come forma di un apprezzamento sincero e utile:

Esercito le dita ogni notte
ad agganciare l’alba. Poi l’ombra
annotta anche il giorno.

Questi paesaggi che scorro
mi avvicinano a te,
terra dei mesi allegri,
dei semi piantati all’infanzia
di ogni anno.

Le nubi hanno l’abitudine
di inventare i paesaggi.

Io non sono per gli altri che altro.
Sono ciò che non sanno,
che tace il senno.

Io non sono che nulla
nell’inattuale molto
che la mente scansa.

Tutto stamane rifugge
il suo posto naturale:
la lucertola imbocca rapida il tubo
vuoto delle scope e il cucchiaio
al contrario rigetta l’acqua.

Questo sparire
di visioni è
la più normale fuga
di chi gioca all’alba con i fatti.

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