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“L’eco dei portici” di Alessandro Albergamo

di Barbara Herzog

Alessandro Albergamo, L’eco dei portici, Edizioni del Loggione, 2022

 

La lunga esperienza nel volontariato e nel lavoro sociale di Alessandro Albergamo si sono per la prima volta cristallizzati in questa raccolta di racconti, la cui rispettosa essenzialità nella comprensione profonda la rende una preziosa testimonianza.

Nell’introduzione ci parla del concetto di povertà, e di quanto tutti noi ne facciamo parte, poi si concede una sorta di dichiarazione di intenti, dove manifesta con frasi semplici, brevi - per non dare la scappatoia del ‘non ho capito’ – il suo sconcerto, la effettiva esistenza degli emarginati, la sua ferma decisione a non dare mai per vinti né loro, né se stesso. Ecco le prime tre frasi di questo prologo: “Loro ci sono. Tu vorresti che loro non ci fossero, o almeno fossero presenze discrete, ordinate, gestibili. Ma loro ci sono”.

E così si arriva ai racconti. Sedici racconti di vite che iniziano con una iniziale e un numero – valore tanto caro nelle nostre latitudini perché ci dà quell’unità di misura che calma l’ansia del nuotare nel vuoto. Un’età certa, presupposta, stimata, affibbiata. La totale certezza che quell’età ad ogni modo non ha nulla di reale da dire sulla persona portata sotto gli occhi del lettore, per due brevi pagine ciascuna. Dove Alessandro Albergamo ci porta a vedere con l’occhio interno un essere umano del tutto simile a noi nel suo amare, sognare, proteggere; passare attraverso la rottura irreparabile nello scontro con il mondo che gli ha dato i natali; fino a trovarlo frammentato, inaccettabile ai nostri occhi esterni, nella mensa dei poveri. Tutto questo arco malefico di vita in due pagine.

Ogni racconto si dispiega attraverso parole-filone, differenti in ciascuno, che, ripetute il giusto numero di volte in posizioni però opposte, ci affondano in queste vite non viste, schivate. Senza un eccesso narrativo o emotivo riesce nell’intento di essere veloce abbastanza per non incontrare la nostra noia occidentale che tutto annichilisce, quanto di essere incisivo pur avvalendosi di un vocabolario volontariamente ristretto, per renderci in poche immagini ben comprensibili a tutti l’umanità dei “dannati della vita”. Vi è inoltre una nettezza folgorante nelle chiusure che amplifica esponenzialmente la voce, fino al diciassettesimo racconto che non ha nome né età, perché è dedicato a tutti noi.

Temo che in pochi arriveranno a leggere questo libro perché ritenuto argomento di nicchia, poco confortante oltretutto. So che anche uno solo di questi microracconti ha la potenza del risveglio dell’anima, quella che dentro ognuno di noi, spogliata da paure e paternalismi instillati, è in pena per la sofferenza altrui e vorrebbe sentire vicinanza, serenità per tutti.

 

I proventi spettanti all’autore della vendita di questo libro andranno interamente devoluti alla mensa serale di Antoniano onlus.

Alessandro Albergamo è nato a Bologna nel 1986 ed è cresciuto impegnandosi nel sociale e nel volontariato. Esperto di welfare, Servizi Sociali, e Terzo Settore, nel quale lavora dal 2009, crede nella prossimità e nello sviluppo sostenibile come strumenti per l’uguaglianza e la coesione sociale: ha iniziato come operatore e oggi è responsabile dell’area sociale di Antoniano onlus. Particolarmente dedito ai temi della povertà, delle migrazioni, e dell’educazione delle giovani generazioni, negli anni ha partecipato alla costituzione di diverse associazioni e cooperative sociali, impegnandosi anche nelle Istituzioni e nell’Università per la formazione e diffusione di una cultura della solidarietà e dell’integrazione a partire dall’incontro e dallo scambio.

Un pensiero su ““L’eco dei portici” di Alessandro Albergamo

  1. Una recensione retoricamente limpida, brillante e sentita che trasporta la lettrice a voler esplorare questi testi. Non c’è la distanza fredda di un occhio critico privo di cuore ma invece una condivisione contagiosa che ci invita a leggere la collezione con precipitoso entusiasmo.

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