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L’Alegría profonda di Claribel

di Zingonia Zingone

 
Il prossimo 14 novembre, la poetessa nicaraguense Claribel Alegría riceverà dalle mani della regina di Spagna il XXVI Premio “Reina Sofía de Poesía Iberoamericana” nel Palazzo Reale di Madrid. La Alegría (Nicaragua, 1924) è tra le maggiori esponenti femminili della letteratura ispanoamericana. Già discepola di Juan Ramón Jiménez, ha al suo attivo una produzione ricchissima che comprende saggi, raccolte poetiche e libri per bambini. Ha ottenuto numerosi premi e onorificenze, tra cui il premio Casa de las Americas nel 1978 e il Neustadt International Prize for Literature nel 2006. In Italia le è stato conferito il grado di Commendatore dall’Ordine della Stella Della Solidarietà Italiana 2010 e si è aggiudicata il Premio Camaiore sezione Internazionale nel 2016.

I suoi libri sono tradotti in svariate lingue. In Italia si tova il suo romanzo Ceneri d’Izalco (Incontri, 2011) e le raccolte poetiche Alterità (Incontri, 2012) e Voci (Samuele Editore, 2015). A gennaio uscirà il suo ultimo libro Amor sin fin / Amore senza fine presso la casa editrice Edizioni Fili d’Aquilone.

Da Alterità

Pioggia

Ti ascolto
pioggia
ti ascolto
e so che ti ascolterò
quando impregnerai
le mie ceneri
ballando sulla mia tomba.

Amore

Dura una favilla
l’amore
bisogna ravvivarne il tizzone
e custodirlo
al riparo
dalle grinfie dell’oblio.

Vittoria

Quando mi ucciderai
Morte
tu
per me
sarai evaporata
per sempre
io
salterò sul mio corpo
e continuerò a vivere.

Crepuscolo in alto mare

Tra il cielo e il mare
l’albatros
le sue ali non si muovono
sospeso nell’aria
scivola
senza meta
senza fretta
senza sosta.

Da Voci

Il pipistrello

È l’ora del riposo
appeso a testa in giù
inizio a dialogare con me stesso.
Cosa sono io?
Un demonio
un angelo
o uno strano incrocio
tra bestia e uccello?
Ho le ali brunastre
e i denti da topo
la cecità inonda i miei occhi
ma ascolto
mastico i messaggi
che mi trasmette il vento
percepisco la musica delle stelle
cado in estasi
mi risveglio
e mi sento un re
quando volo
tra le ombre.
La domanda insiste
diventa un gemito:
sono un demonio
sono un angelo?
Un silenzio spavaldo
mi risponde.

Il granchio eremita

Arriva da lontano
la mia scrittura
è ancestrale
austera
mi invita a scolpire
sulla sabbia bagnata
obbedisco
mi infastidisco
e non capisco niente
e continuo a fare segni
e faccio un buco
e mi nascondo
e mi addormento
ma torna la voce
che mi comanda
questa voce che mi spinge
e che forse un giorno
mi condurrà all’origine.

La rosa

Non voglio staccarmi
dal gambo
uno a uno
cadono i miei petali
ma il profumo persiste
in quelli vivi
e io li sfido
sfido il profumo
a fuggire
a saturare l’aria
a volteggiare
a ungere il mio cadavere
mentre cado.

Testamento
                                Ai miei figli

Vi lascio una scala
traballante
incompiuta
con qualche scalino rotto
alcuni marci
e più di uno
intero.
Riparatela
mettetela in piedi
saliteci sopra
salite
fino a toccare la luce.

Da Amore senza fine

L’abisso (frammento)

M’invase un’onda di sonno
mi svegliai sul ciglio
di un abisso
troverò ancora
il mio vecchio mondo?
Sono lì
non sono lì?
E il mare
e la ceiba?
Il mare è uno spettro
ma lo sento
anche io sono uno spettro
e sto per scomparire.

Inclinai la testa
vidi nel fondo Dioniso
coronato d’alloro
piantava vigne
nelle crepe
e rideva
rideva
con la sua risata malevola
e sonora.
In fondo all’abisso
specchi rotti
centinaia di bacchi
centinaia
centinaia di claribel
nei pezzi di specchio
universi
inversi
multiversi
sentenze del destino
che mi legano
o sono io che lego il destino?
Esplorazione dell’io
che si trasforma
il sole non tramonta mai
e le stelle non smettono di brillare.
Sono il mare
sono la ceiba
i fiumi volanti
che atterrano in me
si rompono
si biforcano
diventano canto
e io canto le loro note.
Quale fra tutte le claribel
nei frammenti di specchio
è quella reale,
quella che non porta maschere
ed è coperta di rovi
e carboni ipnotici
che presagiscono incendi?
Non la conosco più
mi è scappata via.
La vertigine mi prende
galoppo all’indietro
in avanti
sono un ratto grigio
non posso fare il salto
non posso condividere
né il timore
né il dubbio
più ci amavamo
più eri lontano da me
torrenti che salgono e scendono
le mie preghiere
nascono già morte
sono il mio enigma
tu sei il mio mare
la mia ceiba
sei morto
sei vivo
cammino attanagliata
da angosce
cos’è il bene
cos’è il male?

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