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La poesia di Cinzia Marulli

di Antonietta Gnerre

Quando nasce un verso, germoglia il mondo. Parlare di poesia è un’operazione fondamentale per riappropriarci delle vere emozioni. Perché, come scriveva Pablo Neruda, La poesia è un atto di pace.

Nei libri Percorsi e La casa delle fate (entrambi pubblicati dalla Casa Editrice La Vita Felice di Milano), titoli delle ultime raccolte poetiche di Cinzia Marulli, le emozioni viaggiano sulle impronte profonde della vita. Questi due lavori sono fondamentali per comprendere l’intensità di questa autrice che si immerge nel grande oceano della parola. La sua voce, che aveva già radici profonde nelle due raccolte precedenti (Agave e Le coperte di Dio), appare rafforzata da uno spazio che misura la sostanza delle cose.

In Percorsi, libro suddiviso in tre sezioni (che potremmo definire anche stazioni), il tempo rappresenta un viaggio all’interno della scrittura, con un processo di trasformazione e di mutamento. I versi, dosati con misura, attingono da quella bellezza che si consuma davanti agli occhi “Mi sono sempre chiesta dove vanno le nuvole / a chi porteranno l’acqua della loro pioggia. La versificazione, come si può ben notare, si intreccia con suoni musicali ben delineati e chiari. Una scrittura che diviene, innanzitutto, esercizio interiore, nitore che si stacca dalla quotidianità. Le modulazioni dei versi marciano per gruppi di parole che esprimono le immagini con una pregevole risonanza “Forse è nel silenzio che si ascolta / la musica più sublime / in quel vuoto che avvolge / tra la sospensione ansante del respiro / e l’attimo incerto sul bordo del destino”. L’attenzione ai piccoli e grandi torti consumati nel mondo è un’incessante eco, perché tutto torna ciò che è. Scrive Jean Portante nella prefazione: “In questo senso, Percorsi è il libro dei bilanci, e il ritorno è un viaggio intimo verso il centro dell’io. Basta poi affondare la zappa e smuovere la terra intorno ai piedi. Scavare. Per sotterrare il male di ciò che è stato”. La Marulli, in questo lavoro, sta in ascolto facendosi carico di raccogliere e sopportare il dolore del mondo. I versi respirano il passato e il presente con maestria, pensieri e immagini che diventano un sigillo lucente, esclusivo. Una tessitura che imprime l’origine di un soffio dove l’eterno e il sacro s’incontrano. Da questo libro riceviamo la voce densa e visionaria di una poesia che riesce a comunicare oltre gli orizzonti della parola (oltre quella parola ebraica, shalom, che significa pace).

Veniamo alla raccolta La casa delle fate. Questo libro, dedicato alla memoria della madre, è un tributo alle case di riposo “È arrivata così la vecchiaia / nello spazio di un’attesa / tra un pensiero e l’altro / nascosta dal fumo delle candeline”. Da una prima sezione, L’entrata, che sottolinea la malinconia che abita questi luoghi quando si accompagna l’anziano, si passa a L’uscita, in cui viene messo in risalto l’elemento della morte, per arrivare all’ultima sezione, Il Dopo, che comprende tutto il dolore che si prova con il passare del tempo. L’eco dei ricordi e dei perché vengono a galla dal buio delle parole che si fanno strada. Una raccolta significativa sotto più aspetti: per la forza e la dignità con cui si affrontano i temi del declino della vecchiaia. Si tratta di un’opera che coordina, con una forte sensibilità, l’aspetto sociale a quello personale.  La densità della propria esperienza è dosata con maestria, con una miscela di sfumature che non si mostrano a prima vista. L’argomento è affrontato con parole e concetti che fanno intuire l’interesse che l’autrice prova. C’è una responsabilità umana nel cuore di questi versi che invita il lettore a porsi delle domande. Scrive la Marulli nella nota introduttiva: “Le case di riposo sono luoghi dove esistono situazioni di solitudine se non addirittura di abbandono da parte dei figli e parenti lontani, ma anche di figli costretti, a causa degli impegni lavorativi, a ‘ricoverare’ i propri genitori non più autosufficienti o totalmente invalidi”. La casa delle fate racconta in versi la solitudine che esiste in queste realtà. E la poesia è qui anche un inseguire e far proprie le voci di altri che soffrono “C’è ancora la speranza / l’alone di vita che circonda le cose / tutto sembra pulsare / nascere e rinascere ogni giorno”. È la speranza, dunque, verso un altrove che ci sovrasta e al quale chiedere una nuova preghiera, la chiave di lettura di questo libro. La speranza che conduce inesorabilmente davanti alla porta dell’amore. Scrive Marco Antonio Campos: “Non era facile la prova, ma Cinzia Marulli l’ha superata: ha fatto con un tema che a molti sembrerebbe sgradevole un ottimo libro di poesie che commuove il cuore del lettore”. Un libro che educa e commuove, svelando il senso del tempo e del suo valore etico, con una misura ritmica che avvolge il lettore.

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