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Irene Ester e l’assoluto candore

di Federica Ziarelli

Irene Ester Leo, Fuoco bianco, Capire Edizioni, collana "I Passatori", 2019

Alcuni incontri si rivelano ponti in fiore che conducono a unificare sorprendentemente due intenti, due visioni, fino a fruttificare in qualcosa che può dirsi “compagnia”, letteralmente come “aver mangiato insieme il pane”. Ciò mi è accaduto leggendo la silloge “Fuoco bianco” di Irene Ester Leo, Capire edizioni, 2019. Sarà perché la Leo è nata nel mio stesso anno, ha una bambina come me; sarà che la sua voce, pur se istillata di sangue più denso e che andrebbe aggiunto al mio pulsare etereo, contiene slanci che percepisco vicini, simili, assonanti. È un cantare il suo, che si spinge verticale superando i limiti del percepire, del percepirsi e suona oracolare, trasognato ma al contempo inusitatamente accessibile, concreto, vitale.

Disseminato di presenze naturali e umani affetti, che contribuiscono alle molteplici epifanie, il ricamo poetico di Irene Ester esclude il frammentario dei colori per giungere al candore, che è l'Origine, l'Assoluto, la parola in attesa di farsi manifesta, Dio.
Interessante è osservare come ciò che sembra sviarci, allontanandoci dal nostro sapere ingannevole, dalle nostre pretese onnipotenti, ci avvicina alla volontà divina, alla gioia inattesa, al compimento: “Chi non si è perso, non contiene la curva del cielo”.
La creatura poesia della Leo è selvaggia, indomita, lince dallo sguardo lunghissimo, che rifugge l'altrui ammirazione e penetra il buio sonnolento in cerca di un risveglio illimitato.
Irene Ester compone liriche smascherate, che si consegnano al lettore vis à vis, con la necessità di esprimere la vastità dei suoi mondi interiori.
Pervase di cromatismi, di impressioni profumate e ben delineate, le sue poesie descrivono l'atmosfera mediterranea con gli azzurri del cielo, i coralli, l'aroma di menta.

Questa atmosfera celeste e bianca mi ha traghettata verso una remota estate nell'isola greca di Santorini perché dopo la primavera che apre lo stomaco con le sue dita, è l'estate la stagione della Leo, che chiede e quasi invoca: “Oggi che dalle maniche cadono spighe rosse, chiamami estate”.
Dunque Santorini, Santa Irene: tutto torna, tutto è bianco, tutto è Uno - la donna sulla copertina del libro una sorta di dea le cui dita fiammano candore.

A MIA FIGLIA

Mi hai raggiunto dal giorno,
senza sonno.
Con le stelle, gli steli,
la distinguibile oscurità.
La lezione del sangue
è una gioia bambina.
Il viso sulla spalla
per riconoscersi.
La linea dei polsi
legata tra noi,
segno della voce,
irrinunciabile.
Sei nata.

Tutto avanza e muta.
Dove sei stato.
Passi nella grazia
fletti la superficie.
La strada raccoglie lo spirito dei ricordi.
Ci rivediamo sulle mani strette.
Mi hai condotto
negli azzurri
abbiamo cantato
nei profumi delle zagare.
Mi hai detto guarda,
ai piedi della collina
un albero cresce.

Se ami Dio esiste in tutti i volti.
Tocca il verbo vivere chiama il sole
regge le stagioni sulle colline.
Non fa scintille,
è l'albero della montagna,
la pioggia del suono verticale,
i semi di mela della creazione,
la pietra della tenerezza.
All'apertura del volo,
al suo cenno fervente, esisti tu.
Nel tuo nome il Suo.

Un pensiero su “Irene Ester e l’assoluto candore

  1. IRENE Ester LEO: da conoscere meglio, da conoscere bene. La poesia, scrivere, poetare, di questi tempi? Certo, ci vuole cuore, ci vuole voglia di fare del bene, per salvare, per salvarci!!!

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