di Melania Panico
Zingonia Zingone, Viaggio del sangue, Capire edizioni 2020
Viaggio nel sangue è un libro in cui domina la luce, la visione.
Attraverso un apparato progettuale chiarissimo e tuttavia non vincolante, Zingonia Zingone trasforma l’evento della nascita di un figlio (a cui il libro è dedicato) in un percorso di continua domanda nei confronti del mondo: essere “io” in un modo diverso e inaspettato. E così il viaggio di Zingonia può assumere e assorbire sfumature nuove dello stare al mondo o nuovamente al mondo.
Non si tratta di un diario sentimentale o emozionale bensì “visionaria mappa mistica e astrale, confessione transoceanica, inaspettata ricapitolazione”, citando Davide Rondoni dalla quarta di copertina.
Il viaggio nel sangue è un sogno disciplinato, cammino nella fragilità del corpo e allo stesso tempo nella nuova consapevolezza, una consapevolezza che riguarda il corpo stesso la cui trasformazione è accompagnata e sottolineata da metafore relative alla terra (si pensi ai titoli delle sezioni tra cui Terra vergine, Le coltivazioni, Il raccolto, Il chicco).
L’evento è qualcosa che genera una serie di reazioni a catena, come un pianto che dipana un’eco nell’aria: “Il tuo piccolo pianto annuncia/ da un senno diverso/ le stesse declamazioni”, fino alla manifestazione estrema, alla rivelazione: “Presentare te al tempio/ fu aprirmi/ a una stagione di remissioni”.
Non resoconto ma trama con conseguente ricerca di luogo stanziale, il cui epilogo è lo stesso evento iniziale ovvero una radice, un albero eterno. Questa è la redenzione.
Io desideravo appartenergli
come un passero al nido
e dal quel nido tu
sei entrato nell’albero
sempreverde
della sua genealogia.
*
Le tue piccole mani
uguali a quelle che stringono
nervosamente il tabacco
il tremore del ramoscello
così simile
alla smania del tronco.
Il tuo piccolo pianto annuncia
da un senno diverso
le stesse declamazioni.
Riuscirà l’innocenza
a soppiantare gli eccessi?
Essere quel mastice che ripara
la scomposizione
dell’essere.
*
L’albero eterno
ha le radici in cielo
e i rami in terra
nel suo estendersi
trasfigura quel Sisifo che siamo
in un cireneo ignaro
che porta sulle spalle
la sua propria redenzione
nascere
attraverso il figlio
nell’unico padre
libellula in fiamme
che volteggia nel cielo infuocato.