Presentazione di Melania Panico
Cinque poesie di Juan Arabia da Il nemico dei Thirties, Samuele editore, 2017
Juan Arabia è poeta, traduttore e critico letterario argentino. Esperto di John Fante e di letteratura americana, ha attirato la mia attenzione per questo bel libro tradotto in italiano da Antonio Nazzaro e Ezio Falcomer per Samuele Editore.
Il nemico dei Thirties è un libro che parla di rivelazione e di attraversamento della vita, di esilio mancato (reminescenza fantiana) e di verità che solo la poesia può sugellare. Il destrierro è il dialogo tra tradizione e contemporaneità in una poesia consapevole e visionaria.
ABRACADABRA
Voy a empeñar mi corazón
hasta que sea pájaro
y caigan de él
nuevas estrellas para el mundo.
Porque todavía viajo,
soy un extraño,
y en las ciudades los puentes
enmudecen y me lastiman.
voy a protegerme de las atrocidades
y de las injusticias
hasta que el atardecer sea rosado
y cicatrice.
ABRACADABRA
Impegnerò il mio cuore
fino a che diventi uccello
e da lui cadano
nuove stelle per il mondo.
Perché ancora viaggio,
sono un estraneo,
e nella città i ponti
ammutoliscono e mi feriscono.
Mi proteggerò dalle atrocità
e dalle ingiustizie
fino a che il tramonto sia rosato
e cicatrice.
PAUL VERLAINE
En la montaña alguien dejó su vida
para llenar de luz la habitación.
Como niebla de luna es su canción
para aquellos extraños que en la herida
se construyen. Detrás quedó el rubor
civilizado, la burguesa pluma
la realidad del sórdido sabor:
la irrupción del rey de ojos azulados
traduce a Blake que develó en infierno
lo que el mar y el león llevan de eterno.
Despliegan intensas hojas de arbolados.
PAUL VERLAINE
Sulla montagna qualcuno ha lasciato la sua vita
per riempire di luce la stanza.
Come nebbia di luna è la sua canzone
Per quegli estranei che nella ferita
si costruiscono. Dietro è rimasto il pudore
civilizzato, la borghese piuma
la realtà dal sordido sapore:
l’irruzione del re dagli occhi azzurrati
traduce a Blake che svelò nell’inferno
quello che il mare e il leone avevano d’eterno.
Prendono il volo grandi foglie dagli alberi.
TRES AÑOS
Tres años dejé las uvas crecer y secarse.
No importaba que llueva.
El verano era rápido
y durmiendo las hojas pasaban
de verde a amarillo
como una palabra.
llegó el otoño de sombra
y nadie recogió la almendra.
Era un árbol muy alto,
de corteza hueca llena de aire.
En Septiembre el algodón era blanco y fresco.
las clavelinas sonreían
de a cinco montañas,
pavos reales, colibríes y cebras de ojos.
TRE ANNI
Tre anni ho lasciato le uve crescere e seccarsi.
Non importava che piovesse.
l’estate era rapida
e dormendo le foglie passavano
da verde a giallo
come una parola.
Arrivò l’autunno dell’ombra
e nessuno raccolse la mandorla.
Era un albero molto alto,
dalla corteccia vuota piena d’aria.
A settembre il cotone era bianco e fresco.
le claveline sorridevano
a cinque montagne,
pavoni, colibrí e zebre d’occhi.
ATARDECER EN CROMER STREET
El sol no cayó todavía
pero llegaron las mentiras rojas
a un bar de Cromer Street
y mientras los viejos amigos arden
dentro de una lámpara
en la que no corre aire
atravieso la vida
como si fuera un extraño,
junto a mi corazón desnudo.
TRAMONTO A CROMER STREET
Il sole non è ancora sceso
ma sono arrivate le bugie rosse
in un bar di Cromer Street.
E mentre i vecchi amici ardono
dentro una lampada
in cui non passa l’aria
attraverso la vita
come se fossi un estraneo
insieme al mio cuore nudo.
BRISA
Es la naturaleza que respira,
profundo, y deja caer su claro brote
de verdor: la estación más parecida
es húmeda y de campo. El coyote
roba maíz, el murciélago anida
sobre la habitación de un Sacerdote.
El pasto se arrodilla, los cabellos
bailan, la arena crece... los ancianos
invocan al imbécil rey. Son ellos,
las cáscaras vaciadas, los paganos,
que no escuchan al frío aire nacer.
BREZZA
È la natura che respira,
profondamente, e lascia cadere il suo chiaro germoglio
di verde: la stagione più simile
è umida e del campo. Il coyote
ruba mais, il pipistrello s’annida
sopra la stanza di un Sacerdote.
Il prato s’inginocchia, i capelli
ballano, l’arena cresce... gli anziani
invocano il re imbecille. Sono loro,
i gusci svuotati, i pagani,
che non sentono al freddo l’aria nascere.
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