di Asia Vaudo
Flaminia Colella, Guerrafesta, Cartacanta Editore, 2022
Guerrafesta è l'ultima opera pubblicata della scrittrice romana Flaminia Colella. Guerrafesta non spiega, non descrive le cose dell'umano, ma le mostra, le rivela con la gioia e con l'amore vero che distingue il bravo narratore da quello mediocre. Mediocre, da "mediocris", quindi "medius", cioè "medio", nel centro delle cose. Flaminia non sta nel centro delle cose, non soltanto; vi si posa accanto, al centro, di lato, di fianco e dappertutto; me la immagino, lei, accovacciata accanto ad uno dei suoi laghi del cuore, un lago che per lei è creatura silenziosa e gentile, dal fiato e dal moto forti e potenti; me la immagino là, con gli occhi fermi su quella strana crosta scura che divide l'acqua dal cielo, l'infinito blu dagli abissi del mondo.
Flaminia con gli occhi schiusi e grondanti di lacrime di gioia e di bambina, la bocca un poco aperta come una ferita da cui entra, lieve, tutta quella meraviglia con le sue tenebre silenziose. Lei che ha fame dell'eterno, lei che lo restituisce al mondo attraverso le sue parole vive e vivide e di sangue, sta sulla riva con un vestito leggero ad accarezzarle le gambe. È da là, da questo cratere da qualche parte in questa "palla di cera" che è il mondo, come lo definiva Maria Luisa Spaziani, che iniziano a splendere le parole-versi della scrittrice che vuole verità, vuole la parola vera che "chiede il tuo sangue". Non c'è scampo: davanti alla poesia-prosa di Flaminia non ti puoi nascondere. Ti chiama, dice: tu.
Lo ripete ancora. Dice: tu... Non c'è vanità, non ci sono orpelli ma solo verità e coraggio, la vita, il senso delle cose e i sensi aperti talvolta drammaticamente alle cose, da cui spesso ci scostiamo. È questo in fondo ciò che l'Arte tutta ci chiede: l'apertura infinitissima dei sensi. Per questo potrei definire la poesia di Flaminia anche sensuale, accanto a tutta quella tenerezza e alla forza, al richiamo primordiale della natura e dell'uomo che fa parte di essa, dell'uomo che è come nudo ed ebbro davanti a un lago, davanti a ciò che è sacro. Non a tutti è dato questo dono: raccontare delle cose sacre, dell'infinito che ci compone, dell'amore che ci fa. C'è la cura del dettaglio, una maturità forte, assai più forte di quella de La voce del fuoco (Cartacanta); lo stile di Flaminia ha ormai raggiunto una sua nota identificativa, la sua voce pienissima. Non per tutti è questo sentire: occorre entrarvi appieno, in questo libro; occorre vivere con
coraggio la vita, non scamparla; restare fedeli alla verità di se stessi, prima ancora che alla propria vanità.
Vieni, lettore. Vieni con me, ti porterò in questo nuovo viaggio.
A picco sull’acqua una ragazza ascolta
il canto del vulcano nella sera,
fa all’amore con le onde
e invidiosa
chiama il suo bambino.