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Gabriella Sica, noi e il convito della poesia

di Laura D’Angelo

Gabriella Sica, Tu io e Montale a cena, Interno Poesia, 2019

Un canto struggente e intenso accompagna il ritorno sulla scena poetica di Gabriella Sica, voce raffinata ed elegante tra le più importanti della poesia contemporanea. La poetessa di “Prato Pagano”, animatrice inesausta di quella Scuola romana degli anni Ottanta che ha sancito in un clima di philia l’orizzonte ontologico di tutta una generazione di poeti, è la voce nuova e profonda di Tu io e Montale a cena (Interno Poesia, 2019), raccolta di versi dedicati alla memoria del poeta e amico Valentino Zeichen, come recita il sottotitolo, presente sul frontespizio del volume.

Libro di viaggio e di lutto, di cordoglio e congedo, di custodia e memoria. La poetessa romana intesse magistralmente un canto in cui la fragilità e la precarietà dei nostri giorni si specchiano nella presa di coscienza di un tempo tramontato, nella “dimensione del sogno” e “di volti fatti d’aria”, si delinea il congedo da un’età, da una Roma che non esiste più.

La finitudine dell’esistenza s’imprime nella dolorosa e disarmante verità espressiva di alcune liriche in particolare. Il senso della perdita, il senso di un'esistenza sospesa tra la parentesi di una vita e la dimensione del ricordo, sottolineata dantescamente da quegli "abbracci di mani vuote", così reali per chi resta, scrivono immagini semplici e vere, incisive nella drammaticità sottesa alla precarietà dell’umana condizione. Tra i sapori di una Roma scorta alla fermata dell'autobus e nella dimensione privata dell'io di ogni giorno, l’addio all’amico e agli amici di un tempo, coinvolge emotivamente e amplifica la profondità della scrittura lirica. Tutti portiamo il peso di un’assenza, sembra dirci la poetessa, tutti portiamo il peso di un tempo tramontato.

Il valore della testimonianza diventa così emblema di un comune destino, in una grande umanità: il richiamo all’io, al tu del titolo, è poeticamente, un richiamo al noi e al convito della poesia, capace di sanare il divario tra presenza e assenza e di ribadire quella corresponsione ideale che sopravvive grazie al potere della parola, grazie al sentimento.

Come dare voce al dolore della perdita, come colmare il peso di un'assenza? È la domanda della nostra attualità, di chi vive la fragilità e la precarietà che è diventata ormai la nostra vita.

Gabriella Sica scrive un libro in cui la letteratura viene ancora una volta riattualizzata per dare voce al cuore dell'uomo, in una dimensione di umanità e di ricchezza poetica che da Petrarca, a Montale a Zeichen ci fa capire il dolore, per ribadire ancora una volta l'amore.

ora che l’età delle lacrime è passata
e sai cos’è stata
sfiorito il maggio delle rose
ora la mandi al mio cuore
scherzosamente
è una carezza la vita la sento
mentre sto ferma in piedi e in attesa
del tram a Piazza della Marina
mi volto indietro
nel vuoto irreale e vuoto
[…]

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