Inediti di Melania Panìco
La sala d’attesa color ebano
un panama resta in bilico
non sai dire se è resistenza o abbandono
nell’ora restante, sincera
se c’è una terapia da consacrare
è questo il momento
la calma è àncora smussata
appiattita, concentrica
il giardino pone il suo veto
quello che sconfina nel pulviscolo
bianco sporco della stagione.
Dimmi la verità delle incudini
se togli il rovistare del mare
nelle fessure degli occhi
non siamo più fratelli
la storia mente.
***
È una radura bellissima la conformità
l’arrendevolezza delle cose coerenti
andare insieme una volta ancora
si tratta di trovare – a un certo punto –
l’orlo giusto da dare ai fogli
penso sia ghiacciato il rigore
con cui guardavamo gli occhi altrui
ti sei ritrovata? Hai chiesto
e non era luce quella ai piedi del muro
si aggrappano lentamente alle ombre
i nostri momenti fuori strada
sicuri e scontrosi nel cammino
ci avvaliamo dell’immunità di rischiare
la terra ormai promessa sgretolata.
***
La ragazzina da ring
Del ricordo intendo un verso a respingere
soluzione a tutte le corde spezzate
il giardino che si nasconde nei vetri
e le cose ancora da dire
dell’andare intendo la forza
i pugni di una farfalla ragazza cicatrice
costrizione di palpebre fraintese
faceva il passo di uno scricciolo
faceva il suono di un rantolo
la bambina da poco
intorno al ventre sottile
un cerchio di luce
le mani svuotate nella faccia
la ricerca delle questioni grandi.
Vorrebbe gridare il suo equilibrio, ora
dire c’ero a sussurrare vittoria.
Certi passati spaventano anche da seduti.
***
Sono sparite le nubi di ghiaccio
sono andate nell’aria
scardinando impressioni d’ombra
la musica di mare fatta a pezzi nelle voci
qui
ho deposto le mie armi
e sono armi appiattite
sostanza di anelli e unghie
sono armi colore degli occhi
e pietra.
Tutto ricresce a stento
ancora adesso che è trascorso tempo
dall’altro giorno in poi
da una collina con sembianza di lume
faccio la fatica dei granelli
e la terra preme e ingoia.
Vorrei comprimere il pensiero di me
in un barattolo
costruire un’idea debole
una forma di assoluzione.
Melania Panico è nata a Napoli nel 1985 e vive a S. Anastasia. È laureata in Filologia Moderna. È presente in antologie poetiche nazionali, su blog e riviste di settore. Suoi inediti risultano premiati in concorsi di poesia. Vincitrice del Premio Ambrosia 2014: opera prima “Campionature di fragilità” (La Vita Felice, 2015).