di Stefania Massari
Sicilia occidentale, inizio anni Settanta. Sotto un terrapieno coltivato a ulivi sorge una baraccopoli, costruita dopo il terremoto, dove mancano le risorse primarie. Un gruppo di attivisti vi fonda una specie di comune, cercando di ribellarsi per far valere i propri diritti.
Un giorno, i bambini della comunità trovano un giovane alla foce del fiume. Non ha passato né memoria. Gli danno il nome di Italo Orlando, per una leggenda sentita qualche anno prima. Non sanno ancora che il ragazzo travolgerà le loro vite.
Questa è la trama di “Terrapiena”: il secondo libro della trilogia su Italo Orlando scritto da Carola Susani e pubblicato da Minimum Fax all’interno del quale, come nel primo romanzo “La prima vita di Italo Orlando”, siamo in presenza di un ritrovamento avvenuto sempre in Sicilia, ma in un lasso di tempo diverso: gli anni Settanta per l’appunto.
Italo è una presenza singolare, che desta fascino e curiosità. Assomiglia ad una creatura mitologica con il suo incarnato giallo, porta fortuna e scompiglio, trasformando tutto quello che tocca. Al momento del ritrovamento, non è più addormentato e nudo nell'erba rinsecchita vicino a un mandorleto, ma si trova a testa in giù nell'acqua del fiume, vicino a questo villaggio provvisorio dove le famiglie benestanti si sono insediate nella parte più alta e salubre; mentre i delinquenti giù per l’umida discesa e i braccianti e i minatori a est.
Nella parte più estrema del villaggio, invece, ci sono gli hippie: Hans, Geltrud, Mommo e i bambini dai quali Italo viene ospitato.
Se nel primo libro una bambina di nome Irene era la voce narrante; adesso a raccontarci l’intera vicenda è Ciccio, il vero protagonista. Italo Orlando è solo un catalizzatore che dona l'occasione di dar voce alle creature innocenti, i bambini.
Nel caso di Ciccio emerge una vicenda dolorosa. Il ragazzino vive un rapporto conflittuale con la madre che risulta assente e distaccata perché vive in simbiosi con la figlia minore, nata da un padre diverso.
«Mia madre non amava picchiarmi. Per farlo avrebbe dovuto alzarsi da una sedia, dalla sdraio a righe blu o dal letto, separarsi da Maria, appoggiarla in un posto, muoversi, rincorrermi, sudare».
La violenza che è costretto a subire, invece, è delegata all'amante della madre, figura raccapricciante che usa le maniere forti per ristabilire l’ordine in famiglia. Ed è per questo che Ciccio evade e si avvicina, nonostante il divieto, al cortile degli stranieri. Lì il ragazzino è accolto, sfamato, accudito e si sente finalmente accettato.
“Andavo come un cane randagio che si struscia per essere adottato.”
Oltre alla violenza e all’abbandono, emergono altri temi: il riscatto da parte della gente che vuole ottenere i propri diritti, l’amore omosessuale visto come scandaloso in un paese di provincia che vivono Saverio, il cugino di umili origini di Ciccio, e Italo e il profondo divario che si avverte fra il mondo degli adulti e quello dei bambini.
In questa favola moderna, a immagini bucoliche, che descrivono una terra in cui il ritmo è scandito da attività semplici come la raccolta delle more, la caccia agli insetti e si intravedono i corpi stesi al sole, si alternano riflessioni sociologiche ed economiche sui tempi che cambiano e che hanno segnato la storia del nostro paese.
Ma non solo. Il libro presenta anche elementi tipici del realismo magico necessari per addolcire una trama a tratti spigolosa per i temi presentati. La delicatezza di Ciccio, il candore che traspare dai suoi occhi innocenti, la voglia di scoprire la bellezza di un mondo nuovo al di fuori dai confini familiari intenerisce e ci fa comprendere quanto, a volte, sia difficile subire e non poter urlare la rabbia che si cova dentro.
Con il suo stile raffinato e sensibile, Carola Susani ha confezionato un libro commovente e vero nella sua essenza che cattura il lettore sin dalla prima pagina e lo catapulta in un universo parallelo nel quale la voglia di sognare e di cogliere la bellezza che ci circonda risultano essenziali per sopravvivere al dolore e ritrovare la parte più autentica di noi stessi, finalmente liberata.
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