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Il lungo luminoso contrasto

di Davide Rondoni

Carlo Ferrucci, Nel cuore del contrasto, Poesie scelte 1977-2017, Edizioni Ensemble 2018

 
Carlo Ferrucci, noto anche come traduttore, saggista e narratore, raccoglie, coagula e modifica quarantanni di creazione poetica in un libro intenso. Il titolo indica che la vita è una lotta, come sa bene chiunque con essa si impegna in un corpo a corpo per svelare il mistero dei suoi occhi bellissimi e tremendi. E qui Ferrucci ci porta nel cuore del suo rischioso viaggio, lungo "il fiume di tenebre ch'è il fondo / più fondo della vita", sapendo che "più abissale è il buio che ci sfida e più prezioso / più magnetico e magico è il fiorire / (...) di tracce filiformi di chiarore".
Il libro presenta un percorso snodato e omogeneo, una officina sensibile ai tempi e agli stili ma fedele a una idea e pratica di poesia densa e pensosa, aliena ai sentimentalismi o sperimentalismi da letteraturina che molti editori propongono sottostimando i lettori (che infatti li abbandonano). Va detto per inciso che il gesto di proporre una scelta di poesie da un arco così lungo di tempo contrasta, e salutariamente, da una specie di mania di "automonumentalizzazione" di vari poeti contemporanei, certo di indubbio valore, ma non più di Ferrucci, che sfornano dei "tutte le poesie" tanto ingombranti quanto, a volte, imbarazzanti. Segno di una discrezione che non è affettata umiltà, ma, credo, una dichiarazione sulla funzione del lavoro poetico: gettar luce non sul trascurabile autore quanto sull'opera che la poesia compie dentro lo scavo del mondo, la lettura del destino, la condivisione del pensiero.
Una poesia febbrile di percezione e di riflessione, svolta spesso su versificazione lunga, con un lessico che sa tenere insieme la natura antica e le elasticità dell'epoca presente e del "suon di lei".

La dura, costante, interrogazione avvolge faticosa l'anima, ma fin da subito l'autore chiarisce, come capita a molta della poesia contemporanea tenuta ingiustamente ai margini dei circuiti principali, di muoversi fuori dal pregiudizio montaliano, da quel che Luzi chiama "inappagamento ontologico" come unico orizzonte gnoseologico ("e non ci unisce ciò che non vogliamo" conclude la prima poesia del libro).
Ferrucci, uomo di cultura sofisticata ma di cuore semplice, sa che esiste una contesa, e che il suo intero percorso va sotto il segno di un "contrasto" a cui per tutti gli anni (e le letture, le relazioni e la poesia) l'autore non si è sottratto. Un contrasto tra senso e insignificanza, tra essere e nulla, che traversa i fatti sociali, (come si vede nella bella "dopo l'attentato" dedicata ad Angela Pellicciari) le relazioni familiari, fino ad allargarsi - con evidenti e consapevoli debiti ai "colloqui" luziani di "Nel magma" e di "Al fuoco della controversia" - nella parte densa e viva delle "Poesie a Galiana" a un orizzonte che in unico sguardo, alla Eliot, include una inchiesta su se stessi e sulla storia intera fin nei suoi primordi. Galiana, figura femminile giovane e sfuggente su cui vengono dedicate in esergo note di delucidazione apparente, indica per l'acuto prefatore Andrea Carnevale "il meticciato come forma plastica della traduzione". Di fatto, la sezione a lei dedicata del libro contiene la rivelazione di una energia che in contrasto con il tempo e la sua fuga pone indelebile un seme, una voce "tua" che "è già seme alla mia". Una forza di novità e di nuova versione di se stessi (l'amore non è uno splendido miracolo di traduzione?) che investe la terra stanca del tempo. Galiana è detta "mia Proserpina". Ferrucci conosce il tono dell'elegia (come nella bella "Piazza delle Cinque Scole" con le finestre di una casa di gioventù viste da fuori) ma sa che non è solo questo il tono della poesia che comprende e dà conto di una esistenza messa sempre alla prova del fuoco, al limitare del baratro. Occorre, più che il ripiegamento del poeta, la sua inesausta apertura a ciò che l'amato e citato Rilke chiama "l'innumerevole esistere" e che è declinazione a lui possibile dell'Essere, o forse Essere ma anti-metafisico, o forse di quel che chiamiamo "è" o "avviene" grandiosa nostalgia.

Apertura comunque del poeta come uomo fedele alla sua esperienza, sia mentre osserva il gorgo del fiume, le arcate antiche di una piazza, o da un suo chissàdove un nipotino, promessa e tempo che diviene ancora domanda...
Il libro, prezioso e vivo, è proposto non a caso in una bella collana dell'editore Ensemble il quale dichiara, sotto una bella frase di Rosario Assunto sul valore della letteratura, che "i tempi difficili sono occasione di speranza".

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