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Cantami o diva degli eroi le ombre: recensione

di Angelica Grivèl Serra

Isabella Bignozzi, Cantami o diva degli eroi le ombre, La Lepre edizioni 2023, pp. 394

Ci sono libri che tracciano scalpori senza strepiti.

Libri in cui, di pagina in pagina, il telaio di una storia antica, compatta e radicata, evolve vivido di nitore nuovo grazie al respiro di una penna felice.
È, questo, il caso di Isabella Bignozzi e del suo Cantami o diva degli eroi le ombre, romanzo fitto che, se certo vota fedeltà al sentiero topico sancito dall’Iliade omerica, ne rappresenta a un tempo tutt’altra linfa, ne srotola pagine vergini, dispiegandone profilo invisibile.
Dunque, nella filigrana di un’ardua vicenda bellica svettano, portati a nascita dalla penna munifica dell’autrice, gli elementi invece del tutto sprovvisti di voce nel testo originale.

Isabella Bignozzi travalica il mito e crea un’epopea, la propria, sovrana in ogni rigo: presente nella tessitura dei personaggi. Chirurgica, nello svelamento di vite retrosceniche. Regnante nell’intreccio di profezie mai credute. Chiara negli anfratti di pensieri puri, altrettanto nello scavo buio delle cospirazioni.

Vibra l’ambientazione, specchio impeccabile dell’intimità di chi abita la trama, assieme al reticolato dei personaggi che, congiunto alla cifra scrittoria, è sigillo di pregio del romanzo. Ciascuna delle figure dipinte tra le pagine, emerge, tuffata nell’umano. Cassandra e le sue pupille vitree, stanco emblema di un vaticinare inosservato. Achille, edificato dalle ombre nel suo invincibile risplendere.
Pentesilea, amazzone regina, solenne nell’ingresso del mistero spirituale.
E poi Ifigenia, il cui sacrificio è vestito di righe indimenticabili:

“Agamennone, le braccia come pietra, il sangue appiccicoso e tiepido di sua figlia sulle mani, fa di nuovo l’errore di guardare. Capisce allora che la bellezza è dolorosa, ma non quanto la morte. Gli occhi sgranati, due grotte nere. […] Di nuovo Ifigenia, di nuovo quegli occhi, dilatati sulle tenebre: lo stupore del tradimento, fermato in eterno dalla morte. L’espressione ultima di quegli occhi. L’orrore del tradimento eterno, senza rimedio”.

Dedicato a chi del mito coglie il nerbo di verità.
Per chiunque creda nell’esattezza di uno scrivere in cristallo.

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