di Barbara Herzog
Gina Saraceni, Adriático, d. Pontificia Universidad Javeriana, Bogotà, Colombia, 2021
Gina Saraceni è nata a Caracas, Venezuela da genitori immigrati dall’Italia ed è portatrice del duplice attaccamento, doppiamente forte, che talvolta permea chi vive con i piedi piantati in due mondi.
Le appartiene quella percezione sottile quanto basilare di chi rimane sempre un poco fuori per cui sente, vede maggiormente il dentro, e se ne lascia inondare e travolgere nella consapevolezza che nulla ci cullerà per sempre.
In tal senso è anche una felice e riconoscente viaggiatrice, seppur talvolta per scelta talaltra per la sua mancanza.
Quest’ultima sua raccolta di poesie “Adriático” è un dolente omaggio a radici che si spostano, non di terra in terra, ma di mare in mare.
Attraversa con delicata tenacia suoni e visioni che la riportano da una spiaggia all’altra di una condizione inguaribilmente esule, sempre alla ricerca del calore della terra natia come quella dei suoi genitori.
Le sue poesie sono schiuma sulla cresta delle onde, mareggiate senza speranza di approdo.
Il tripudio di essenzialità in immagini e versi, fa riverberare ogni mango che cade, ogni pesce che scintilla, quanto la voce della nonna che la esorta – ancora oggi e evidentemente con trasporto – a guardare la natura per conoscere davvero le cose.
Questa intimità con il mondo tangibile dai sensi, le conferisce inoltre la naturalezza nel mantenere il nome primo, originario di ogni luogo, avvenimento, perché le fa riconoscere la necessità di non traduzione.
Si tratta senz’altro di un libro d’amore, di quello che abbraccia ogni fibra di esistenza, nonostante, anzi proprio perché tanta parte rende la respirazione difficile.
Da notare, in questo senso, la poesia che dà il là alla raccolta come colei che la chiude (scelte mai casuali); Radici e Marea.
Nella prima casa è mare è padre… e la pianta va in cerca di questa luce.
Nell’ultima… mangrovie negli occhi… acqua mansueta nel petto… accoglie la Marea.
Gina Saraceni è critica, poeta, ricercatrice, editrice, traduttrice e professoressa di letteratura latinoamericana. Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie; Entre objetos respirando (1995), Salobre (2001), Casa de pisar duro (2011), con le quali ha vinto dei premi. Inoltre è autrice di alcune antologie poetiche e traduttrice di alcune raccolte di poesie.
Scelta e traduzione testi: Barbara Herzog
MANGLAR
Los manglares viven
a flor de agua,
abrazan el mar por dentro.
MANGROVIE
Le mangrovie vivono
a fior d’acqua,
abbracciano il mare da dentro.
OLIMPIA
Cada día regreso a
la voz de mi padre:
lo veo escribir en
su máquina Olimpia
y oigo las teclas
moverse hacia Italia,
cada letra hacia el otro
lado del Atlántico
de donde un día
partió con una Vespa
y un acordeón,
sin saber la lengua
de los pájaros.
Vuelvo y lo llamo:
escucho que repite
el nombre de un
caballo negro
que en otro tiempo
cruzó el verano
con aquel galope inmortal.
Lejos quedamos
del canto de los loros,
del amarillo de los mangos,
del cobijo de los samanes,
pero más lejos todavía
del litoral donde llegó
mi padre con otro mar
en el corazón,
más solos,
arrojados,
huérfanos.
OLIMPIA
Ogni giorno torno alla
voce di mio padre:
lo vedo scrivere alla
sua macchina Olimpia
e sento i tasti
muoversi verso l’Italia
ogni lettera verso l’altro
lato dell’Atlantico
da dove un giorno
partì con la Vespa
e una fisarmonica
senza conoscere la lingua
dei pappagalli.
Torno e lo chiamo:
sento che ripete
il nome di un
cavallo nero
che in altri tempi
attraversava l’estate
con quel galoppo immortale.
Lontani rimaniamo
dal canto dei pappagalli,
dal giallo dei manghi,
dal riparo degli alberi delle piogge,
ma più lontani ancora
dal litorale dove arrivò
mio padre con un altro mare
nel cuore,
più soli,
cacciati
orfani.
BELVEDERE
Entrar a casa
con los ojos cerrados.
Quedarse inmóvil
mientras el mundo
se detiene
ante el trópico
que respira.
Gritan las guacharacas
a lo lejos.
Tarda
en llegar
el poema.
BELVEDERE
Entrare in casa
ad occhi chiusi.
Rimanere immobile
mentre il mondo
si ferma
dinnanzi al tropico
che respira.
Schiamazzano le ciacialache
in lontananza.
Tarda
ad arrivare
la poesia.
UCCELLI MIGRANTI
I
Muchas veces mi padre
habló de aves migratorias.
Me costaba entender
cómo estos pájaros
recorren grandes distancias
en busca de tierras
templadas y alimento.
En una carta le pregunté
por qué pueden volar
por tanto tiempo,
qué sienten en las alas:
Cara Gina,
Il nome del volatile da te richiesto si chiama anatra, che parte da lontani posti freddi per approdare nelle nostre spiagge e poi rimanervi fino a Settembre mese di rientro con figli al seguito. Cacciatori permettendo.
Durante la traversata lunghissima, l’animale appoggia l’ala sulle onde senza fermarsi, strisciando sull’acqua.
Infatti, quando arriva in spiaggia, ha un tessuto consumato che crea come un orlo decorativo.
Ecco la risposta a ciò che mi hai chiesto.
II
Son patos las aves
que apoyan en el agua
el cansancio del vuelo.
En el encuentro
entre el ala
y la ola,
el plumaje gastado
y la fricción del mar,
la voz de mi padre,
v a s t a
como el cielo que surcan
los pájaros migrantes.
UCCELLI MIGRANTI
I
Molte volte mio padre
parlava di uccelli migranti.
Mi era difficile comprendere
come questi volatili
percorressero grandi distanze
in cerca di terre
temprate e cibo.
In una lettera gli chiesi
perché possono volare
per tanto tempo,
cosa sentono nelle ali:
Cara Gina,
Il nome del volatile da te richiesto si chiama anatra, che parte da lontani posti freddi per approdare nelle nostre spiagge e poi rimanervi fino a Settembre mese di rientro con figli al seguito. Cacciatori permettendo.
Durante la traversata lunghissima, l’animale appoggia l’ala sulle onde senza fermarsi, strisciando sull’acqua.
Infatti, quando arriva in spiaggia, ha un tessuto consumato che crea come un orlo decorativo.
Ecco la risposta a ciò che mi hai chiesto.
II
Sono anatre gli uccelli
che appoggiano sull’acqua
le fatiche del volo.
Nell’incontro
tra l’ala
e l’onda,
il piumaggio consumato
e l’urto del mare,
la voce di mio padre
v a s t a
come il cielo che solcano
gli uccelli migranti
MANGOS
A Pedro
Los mangos se desploman
de la rama a la tierra.
Llenan la noche
de un ruido sordo
que hace del aire una caída.
Más nunca volverán a su principio
cuando esperaban madurar
el amarillo para abrir su concha
al pájaro y al diente.
Cada noche un mango
cae dentro del oído.
Cada noche el ala de tu nombre
alcanza mi ventana,
hace nido entre mis rizos,
me entrega tiernos frutos de luz.
Los mangos crecen amarillos
en el corazón que me dejas
cada noche entre las manos.
Te cumples en mi sangre
como materia que cae
y golpea la vida
en el extremo de la lengua.
Cuando un mango
toca la tierra
enloquece el amarillo
y grita el jugo de su pulpa
para que vuelvas.
MANGOS
A Pedro
Il mango precipita
dal ramo alla terra.
Riempie la notte
di un rumore sordo
che fa dell’aria una caduta.
Giammai tornerà al suo inizio
quando sperava di maturare
il giallo per aprire la sua valva
al pappagallo e al dente.
Ogni notte un mango
cade dentro l’orecchio.
Ogni notte l’ala del tuo nome
raggiunge la mia finestra,
fa il nido nei miei ricci,
mi offre teneri frutti di luce.
Il mango cresce giallo
nel cuore che mi lasci
ogni notte tra le mani.
Ti completi nel mio sangue
come materia che cade
e colpisce la vita
nella punta della lingua.
Quando un mango
tocca terra
impazzisce il giallo
e urla il succo della sua polpa
per farti ritornare.
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