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A sostegno della critica

C’è stato un tempo in cui essere scrittori ed essere intellettuali era la stessa cosa e ‘intellettuale’ non era un’accezione un po’ bonaria per intendere qualcuno che parla troppo e fa giri di parole quasi inutili. Fare cultura sulle pagine di un quotidiano significava incidere sulla società in qualche modo, indirizzare, come se il critico fosse una guida, qualcuno di cui fidarsi. Fare critica non ha mai significato “voler avere ragione” ma creare un dibattito, questo sì. Penso a Asor Rosa e al suo saggio del 1965 “Scrittori e popolo” in cui non la mandò certo a dire a Pasolini, tra gli altri. Un saggio che ha cambiato tutta la storia della critica italiana e il suo rapporto con la tradizione. O a Mark Twain che parlando di Jane Austen scrisse: “Ogni volta che leggo Orgoglio e pregiudizio mi viene voglia di riesumarla e colpirla sul cranio con il suo stesso stinco”. Eppure Pasolini continua ad essere un punto di riferimento per la letteratura italiana e Jane Austen continua a essere il perno del bildungsroman inglese.

Poi cos’è successo? Poi è cambiato il mondo. Per dirla sempre alla Asor Rosa il popolo si è trasformato in massa, è cambiato il modo di fare scrittura, è cambiato il modo di fare critica. Ma si sa, il cambiamento è nella natura delle cose e noi non staremo qui a fare i nostalgici della tradizione. Semmai a riflettere sul ruolo di questa figura così controversa e quasi “magica”. In effetti Giorgio Ficara lo dice apertamente: la critica letteraria è un mistero.

Fare critica letteraria significa dare un peso, un valore al lavoro dell’autore e se da una parte la letteratura fa continuamente i conti con la mancanza di modelli, questa ‘mancanza’ non può essere un deterrente per una disciplina che nasce dal rapporto tra l’individuo e la storia. Mai come in questo periodo si susseguono dibattiti intorno ai concetti di morte della critica/morte della letteratura, con riferimenti alla scarsa qualità dei testi narrativi e poetici (e conseguente ‘pubblicano tutti’, ‘stampi un libro e ti senti scrittore’, ma cosa ci aspettiamo veramente dalla letteratura?).

La letteratura non è morta e neanche la critica. Siamo solo cambiati tutti e sono cambiati gli obiettivi. Ma la letteratura contemporanea non fa forse i conti – in poesia come in narrativa – proprio con questo? Tra i temi oggetto del nostro raccontare non ci sono forse il cambiamento e il senso di annientamento?  Già Bauman aveva parlato del passaggio della figura dell’intellettuale da legislatore a interprete, anche se l’esistenza di canoni di base a cui ci si può affidare è indubbia e il critico, in quanto interprete non è forse uno scrittore? Se non c’è testo non può essere critica ma ora come ora non vale anche il contrario? Certo, siamo tutti molto più comprensivi. A chi, tra quelli che si occupano di poesia e narrativa, non è capitato di trovarsi tra le mani un libro di poesie decisamente scarso (vorrei entrare nel merito di cosa sia veramente la poesia – visto che la cosa mi sta molto a cuore, ma non la finirei più) o un romanzo brutto e di cercare nonostante tutto quel verso carino, quel passaggio con guizzo che potesse farne parlar bene? Decisamente siamo tutti molto più comprensivi (tra l’altro subentrano le dinamiche dell’amico, del faccio per te quello che vorrei fosse fatto a me – ma pure questo è un altro discorso).

Per cui le situazioni sono due: o siamo comprensivi o facciamo i critici nelle sedi meno opportune senza averne le competenze, salvo lamentarci che non ci siano più competenze o affidandoci alla grande parola del nostro tempo: “opinione”.  Competenza. Una parola quasi surreale. Competenza.

È proprio in questo contesto che si avverte come necessaria la presenza di qualcuno che si prenda delle responsabilità in base alle competenze. Il giudizio di valore è una responsabilità ed è necessario. Non cerchiamo il vate e non potrebbe esserci, a tutti manca Gianfranco Contini (a me manca) ma se siamo di fronte alla scomparsa di una società letteraria, quello che ci si dovrebbe aspettare è una analisi del magma non una lamentatio intorno al magma.

 

Melania Panico

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